Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 6
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Della troppa indulgenza, et tenerezza d’alcuni padri. Cap. VI.
Ma la esperienza istessa ci dimostra à bastanza il giovamento del batter i fanciulli. Tuttavia, come nell’altre cose avviene, gli estremi sono vitiosi, et la virtù consiste nella mediocrità, sono alcuni padri tanto indulgenti, che non solo essi non battono, ma non vogliono pur patire, che i maestri, ò altri diano una sola guanciata à i figliuoli loro, et questo maggiormente avviene ne i nobili, et ricchi, et in quelli che hanno un figliuolo unico, et molto desiderato; et si trovano de i padri talmente teneri, che se per ventura il fanciullo è di gentile aspetto, et alquanto spiritosetto, se ne invaghiscono tanto et cosi poco sanno dissimulare l’affetto interiore, che il fanciullo, come la nostra guasta natura è acuta nel male, se ne accorge, onde perde il timore, et la riverenza paterna, che è uno de i maggiori inconvenienti che possa essere in materia di educatione. Et questi istessi padri indulgenti, se pur tal volta correggono i figliuoli con parole, lo fanno cosi fredda, et rimessamente che pochissima ò niuna utilità ne segue. E memorabile nelle scritture sante l’esempio di Helì sommo sacerdote, et di due suoi figliuoli ministri del Tempio, giovani dissoluti, et licentiosi, che davano publico et grave scandalo al popolo di Dio, di che avvisato il padre gli riprese, ma non con l’efficacia che il fallo richiedea, onde non satisfece à Dio, ne essi si rimasero del peccato loro, et si può conietturare che nella fanciullezza loro il padre troppo amorevole secondo il senso, non gli havesse battuti, onde ne divennero superbi, et insolenti, et quando l’osso era troppo duro, non si piegorno per l’ammonitione del padre, onde Iddio gli fece morire in un giorno ambedue per mano de Filistei, dellaquale historia facendo mentione san Gio. Chrisostomo in un luogo, dove parla notabilmente della educatione de i figliuoli, dice à questo istesso proposito contra i padri troppo indulgenti, che Helì fu cagione della ruina sua propria, et di quella de i suoi figliuoli. L’uno estremo adunque è la troppo indulgenza paterna, et una cotal compassione mal regolata, ò sia per impatienza di sentir piagnere i fanciulli, ò per troppa tenerezza verso loro, et senza dubbio questo estremo è dannoso, et merita riprensione. Sono poi nell’altro estremo alcuni altri padri di natura cosi subita, et collerica, et tanto si lasciano trasportare dall’impeto della passione, che per ogni leggier cosa battono i figliuoli fieramente come se fossero giumenti, et tale è la furia loro, et ne i moti di tutto ’l corpo, et nello sgridare, et nel rossore del viso, et nello sfavillar de gli occhi come di fuoco, che lasciando di dire, che bene et spesso maggior è il peccato che essi commettono correggendo, che non è quello che vogliono correggere; ma tacendo di questo, ne segue uno disordine notabile che il figliuolo molte volte resta cosi stordito, et attonito che non sente il frutto che doveria dalla correttione, anzi più presto impara ad esser iracondo, et furioso, con doppio incommodo.