Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 25

Libro III - Capitolo 25

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Della honestà de gli habiti feminili, et in spetie del velo. Cap. XXV.

Se bene le cose dette di sopra quanto al vestir de gli huomini, si hanno anchora proportionatamente da intendere de gli habiti donneschi, nondimeno perche la modestia, et la honestà si richiede principalmente nelle donne, et perche gli abusi, et la licenza cresce ogni giorno maggiormente, per tanto mi par doverne dire alcuna cosa in particulare. È cosa molto indecente che le honeste madrone, portino le vesti loro cosi scollate, et [p. 140r modifica]aperte che mostrino tutto il petto, et le poppe, non meno indecente cosa è vestire in modo, che pare che vogliano apparere più presto huomini che femine, ma gravissimo inconveniente è l’andar publicamente, etiandio nelle Chiese, senza velo su’l capo, ò posto in tal forma, che più presto pare uno scherno della honesta portatura, che vera honestà, quasi si andasse al tremendo sacrifitio della messa, et a i divini offitii, come ad uno spettacolo vano, per danzare, et festeggiare, et non per stare con timor santo, et tremore, con tutti i sensi raccolti, chiedendo perdono à Dio de i falli commessi, et rendendo gratie à quella immensa maestà di tanto beneficio. Fu questo istesso abuso nelle donne di Corinto à i tempi della primitiva Chiesa, et del glorioso Apostolo san Paolo, le quali erano in qualche parte più escusabili, che le nostre donne non sono, come quelle, che pur all’hora nate in Christo, si erano partite da gli errori della gentilità, et dalle lascivie, et licentiose usanze della Grecia. Et perche alcuni forse troppo saputi, mi potrebbono dire che io ho preso à fare troppo schiamazzo d’una cosa che in se non importa nulla, ò almeno è indifferente, et che tanto fa che una donna vada in Chiesa in treccie per non dire con berretta, et pennacchi, come andarvi velata, io non so loro rispondere altrimenti se non che il gran Dottore delle genti, in cui Christo parlava fu d’altra opinione, et quantunque fusse rapito sino al terzo cielo, non si sdegnò d’abbassarsi, scrivendo in questo particulare tanto lungamente, et con tanta efficacia, quanto ciascuno può vedere nello undecimo., della prima Epistola à i Corinthii, delqual luogo io voglio riferire alcune sentenze, acciò s’intenda l’obligo grande oltre la honestà, che le donne hanno di portare il velo in capo, in segno della suggettione loro all’huomo lor marito, secondo l’antica sentenza di Dio, dice adunque l’Apostolo:

Voglio che voi sappiate che il capo dell’huomo è Christo, et il capo della donna è l’huomo, l’huomo che fa oratione co’l capo velato, fa ingiuria al capo suo. Le quali parole potiamo intendere in due modi, che fa ingiuria à Christo suo capo, à cui solo è suggetto, et anco al suo proprio capo, cioè alla sua preminenza, et autorità sopra la donna. Seguita l’Apostolo, la donna che fa oratione co’l capo non velato fa ingiuria al capo suo, percioche tanto è come se fosse fatta calva, ò tosata, conciosia che se la donna non ha da andare velata, vada adunque in toso, ma s’egli è brutta cosa, et deforme alla donna, lo esser tosata, ò decalvata, veli adunque et cuopra il suo capo. Et più basso, dice cosi:

Di gratia giudicate voi stessi, s’egli è cosa convenevole la donna far oratione à Dio, non velata, hor non v’insegna almeno la istessa natura, che [p. 140v modifica]se l’huomo nutrisce la chioma lunga, gli torna à vergogna, ma per contrario se la donna nutrisce le chiome gli è gloria et honore? percioche i capelli gli sono stati dati dalla natura per velame. Finalmente il santo Apostolo conclude il suo ragionamento, chiudendo la bocca, à quei troppi savii de i quali ho detto di sopra con queste parole: Se alcuno vuol essere contentioso, et repplicare, sappia che noi non habbiamo tal consuetudine ne meno la Chiesa di Dio. Dalle quali parole si cava, che l’uso di tutta la Chiesa era, che le donne andassero velate, et che niuno doveva haver ardire di contradire à tale usanza. Hor queste cose si dicono acciò la nostra prudente, et buona madre di famiglia, co’l suo proprio esempio, et con accommodate persuasioni, avvezzi le figliuole ad osservar quella consuetudine che l’Apostolo di Christo ci testifica, et non quella che il mondo sfrenato ha introdotta. Non siano le figliuole della nostra honesta madre, ne zitelle, ne maritate, laccio del diavolo alla misera gioventù, et alle proprie anime, mentre da ogni parte possono, et vedere, et essere vedute. Il velo massime di tela fissa, et tirato bene avanti, come si deve fare, è come un riparo de gli occhi, et fa che altrui vada più raccolto in se medesimo non guardando curiosamente quà, et là, per laqual ragione anchora gli institutori delle famiglie de monaci, et frati, hanno usato il cappuccio. Tertulliano antichissimo, et grave scrittore, scrivendo lungamente della portatura del velo, lo chiama elmetto delle vergini, et scudo contra i dardi delle tentationi, armatura della honestà, et bastione, et riparo della verecundia. Si legge anchora nelle scritture sante, che Rebecca venendo di viaggio sposa, vedendo di lontano Isaac suo sposo, subito si coprì co’l suo manto; et che gli antichi Romani chiamarono le nozze dalla voce latina nubere, che vuol dire velare, et ricoprire, et cosi chiamavano la novitia nova nupta, perche le spose si velavano. Io mi sono allungato in questa materia, perche stimo che la poca honesta portatura delle donne, dispiaccia à Dio grandemente et sia cagione di gravi ruine nell’un sesso, et nell’altro, perilche di novo ricordo a i padri, et madri di famiglia, che pensino che colui che da dovero ci ha da giudicare è Iddio, et non il mondo, et però allevino i figliuoli christianamente, et pudicamente secondo le regole di Dio, et non secondo le regole del mondo.