Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 19

Libro III - Capitolo 19

../Capitolo 18 ../Capitolo 20 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro III - Capitolo 18 Libro III - Capitolo 20


[p. 135v modifica]

Dell’obligo, et delle conditioni del digiuno christiano. Cap. XIX.

Richiede, si come à me pare, la materia del ragionamento presente, che diciamo anchor qualche cosa del digiuno christiano, acciò il nostro padre di famiglia ricordi à suo tempo al figliuolo, come debbia esser pronto à ubidire à i commandamenti di santa Chiesa, non meno nella osservanza di questo precetto, che de gli altri. Nè però à me tocca riferir in questo luogo distintamente quali siano i giorni determinati, ne i quali ciascuno che non è legitimamente impedito deve digiunare, et quali son quelli che sono dispensati dal digiuno, et come si debbia digiunare, et dove la consuetudine permetta i latticinii, et l’ova, et dove nò; et altre simili cose, le quali si possono, et devono imparare da i padri spirituali, et dalle dottrine christiane, dove brevemente sono raccolte le cose più necessarie, che ciascun deve sapere, et osservare. Et veramente [p. 136r modifica]è cosa degna di lagrime à veder la poca cura che si tiene da i christiani communemente in saper le cose pertinenti alla salute dell’anima propria, et quali siano gli oblighi che convenga adempire, à chi vuole esser christiano d’effetti, et non di nudo nome solamente. Io ardisco dire, et non senza probabile coniettura, che vi sono tali che sanno assai di quelle cose, che poco importa ignorarle, et nondimeno non sanno che ciascuno è obligato la Quadragesima, non solo ad astenersi da carne, ova, et latticinii, ma anchora à digiunar tutti i giorni, eccetto le Domeniche; altri par loro digiunar sufficientemente la Quaresima, et le vigilie commandate, perche si astengono da i cibi sudetti, che vulgarmente si chiamano grassi, et non lasciano però di cenare, et forsi di far colatione. Altri sanno bene l’obligo del digiuno, et sanno come conviene digiunare, cioè che il digiuno richiede tre cose principalmente; le quali sono, L’astinenza d’alcuni cibi, Il mangiare il dì una sol volta, et questo che è la terza conditione, si deve fare nell’hora di mezzo giorno, ò là intorno, che nel tardare non è pericolo, ma si bene nel prevenire troppo notabilmente il debito tempo. Hor come io dico, sanno costoro le leggi del digiuno, come tutti sono obligati à saperle, ma non contenti d’una larga cena meridiana, la sera poi sotto il pretesto di non mangiare cose cotte, fanno di frutti, et di conditi, et altri di pane solo, et di insalate, se di altro cibo più grato non possono, una nova copiosa cena, la dove solo si permette una poca cosa, come per medicina, per conciliare il sonno, et riposar la notte più quietamente. Lascio di dire di quelli che troppo indulgenti à se medesimi riputandosi deboli, ò di ricever nocumento da i cibi quadragesimali, non digiunano punto, ne si astengono dalla carne; et tutti questi ingannano se stessi solamente, et non Iddio, di cui è scritto, Deus non irridetur, Iddio non si può ne ingannare, ne burlare. Certo non è mia intentione di far del rigoroso, ne mi piace di tirar le cose troppo all’estremo, ne intendo di allacciare le conscienze de i pusilli, perche io so bene che molti per molti rispetti possono essere giustamente escusati, ma dico solo, che egli pare che si veda in molti troppa trascuratezza, et un certo andarsene così alla cieca nelle cose che toccano all’anima, quasi non importassero molto, essendo noi per contrario tanto attenti, et esquisiti ne gli interessi della robba, et della salute corporale. Però il rimedio sicuro è che ciascuno conferisca lo stato suo, et le circonstanze particolari, co’l suo padre spirituale, ilquale con discretione di spirito, non gli imporrà maggior peso di quello che egli possa portare, et di più si havrà il merito di far l’obedienza, con laquale obedienza parimente conviene fare i digiuni voluntarii, che si fanno per sola divotione, et non regolarsi di suo capo; percioche [p. 136v modifica]niuno è idoneo giudice di se medesimo et il diavolo si trasfigura in angelo di luce, et non meno anzi forse più si potrà peccare da alcuno con l’eccesso del digiuno, che con il mancamento.