Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 20

Libro III - Capitolo 20

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Del modo di avvezzare i fanciulli alla osservanza del digiuno. Cap. XX.

Ma ritornando al nostro padre di famiglia et alla diligenza ch’egli deve usare per assuefare il figliuolo all’osservanza del digiuno christiano, percioche io mi persuado che il disordine cosi in questa, come in molte altre cose, naschi in buona parte dell’educatione, dico che se bene la santa Chiesa madre benignissima non obliga sotto peccato non solo i putti ma ne anco i giovanetti à dover digiunare, prima del fine del ventunesimo anno, nondimeno è molto espediente che gli orecchi del fanciullo, sentano spesse volte risornar per la casa questo santo nome del digiuno, et gli occhi del medesimo vedano, et osservino, il padre, et la madre, et i domestici digiunar christianamente. Sappia i giorni statuiti delle vigilie, et delle tempora, et habbia in gran riverenza la Quadragesima, di cui ci diede esempio particulare Christo signor nostro, et nella quale paghiamo in un certo modo à Dio la decima di tutti i giorni dell’anno. Tal volta invitino il padre et la madre il fanciullo dolcemente à tener loro compagnia nel digiuno, ne però lo defraudino della sua necessaria portione, ma il non veder il solito apparecchio, nè meno i cibi ordinarii, lo vada inducendo in una certa credenza di digiunare, et poi à poco crescendo gli anni, si vada conducendo più vicino al vero. Et benche non sia poco secondo la commune tepidezza de gli huomini, osservar i precetti di santa Chiesa senza aggiunger novo carico, nondimeno laudabile consuetudine saria d’una casa christiana, che in memoria et riverenza dell’acerbissima passione di Giesù Christo nostro Salvatore vi si digiunasse il sesto giono della settimana, che noi diciamo Venerdì, et che il padre lasciasse al figliuolo questa santa tradittione. Non è gran cosa un poco di astinenza quando il corpo è già fermato, come intorno all’anno quartodecimo, et gli altri che seguono, et pur si vede che per mille accidenti si lascia di cenare da i giovani, etiandio per solo capriccio, hor quanto più si doverà fare per amor della virtù, et per bene dell’anima propria? et non è da dubitare, che tacendo per hora del gusto che apporta l’operar virtuosamente, l’istessa assuefattione renderà facile il digiunare, si come per contrario suole avvenire, che ad alcuni quantunque giovani, et vigorosi per non vi esser assuefatti, par cosa gravissima se il confessore impone loro un digiuno. Hor sappia [p. 137r modifica]il padre di famiglia, che il maggior nimico, che possa haver il figliuolo è il suo proprio corpo, troppo delicatamente nutrito, et ingrassato, onde poi recalcitra contra l’anima, per il che fa bisogno tal’hora sottrarre le armi à questo nimico domestico, sì come ci eshortano le scritture sante, et tutti gli antichi padri, et Dottori di santa Chiesa, che non è quasi alcuno di loro, che non habbia scritto sermoni et libri in lode del digiuno, et divinamente fra gli altri san Basilio, et la santa Chiesa istessa chiama il digiuno medicina delle anime, et de i corpi, oltre che per i negotii civili et varii stati de gli huomini, è molto necessario il poter sopportare l’inedia, et il digiuno, et non far come alcuni, che giunti à casa non possono pur aspettar un brevissimo spatio di tempo, non tanto però per bisogno di nutrimento, quanto per impatienza, ma come si sia, giova non di raro ne gli anni più maturi, se alcuno da giovanetto si è avvezzo à poter sofferir i disaggi, et in particulare la fame, et la sete.