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TERZO. 136

è cosa degna di lagrime à veder la poca cura che si tiene da i christiani communemente in saper le cose pertinenti alla salute dell’anima propria, et quali siano gli oblighi che convenga adempire, à chi vuole esser christiano d’effetti, et non di nudo nome solamente. Io ardisco dire, et non senza probabile coniettura, che vi sono tali che sanno assai di quelle cose, che poco importa ignorarle, et nondimeno non sanno che ciascuno è obligato la Quadragesima, non solo ad astenersi da carne, ova, et latticinii, ma anchora à digiunar tutti i giorni, eccetto le Domeniche; altri par loro digiunar sufficientemente la Quaresima, et le vigilie commandate, perche si astengono da i cibi sudetti, che vulgarmente si chiamano grassi, et non lasciano però di cenare, et forsi di far colatione. Altri sanno bene l’obligo del digiuno, et sanno come conviene digiunare, cioè che il digiuno richiede tre cose principalmente; le quali sono, L’astinenza d’alcuni cibi, Il mangiare il dì una sol volta, et questo che è la terza conditione, si deve fare nell’hora di mezzo giorno, ò là intorno, che nel tardare non è pericolo, ma si bene nel prevenire troppo notabilmente il debito tempo. Hor come io dico, sanno costoro le leggi del digiuno, come tutti sono obligati à saperle, ma non contenti d’una larga cena meridiana, la sera poi sotto il pretesto di non mangiare cose cotte, fanno di frutti, et di conditi, et altri di pane solo, et di insalate, se di altro cibo più grato non possono, una nova copiosa cena, la dove solo si permette una poca cosa, come per medicina, per conciliare il sonno, et riposar la notte più quietamente. Lascio di dire di quelli che troppo indulgenti à se medesimi riputandosi deboli, ò di ricever nocumento da i cibi quadragesimali, non digiunano punto, ne si astengono dalla carne; et tutti questi ingannano se stessi solamente, et non Iddio, di cui è scritto, Deus non irridetur, Iddio non si può ne ingannare, ne burlare. Certo non è mia intentione di far del rigoroso, ne mi piace di tirar le cose troppo all’estremo, ne intendo di allacciare le conscienze de i pusilli, perche io so bene che molti per molti rispetti possono essere giustamente escusati, ma dico solo, che egli pare che si veda in molti troppa trascuratezza, et un certo andarsene così alla cieca nelle cose che toccano all’anima, quasi non importassero molto, essendo noi per contrario tanto attenti, et esquisiti ne gli interessi della robba, et della salute corporale. Però il rimedio sicuro è che ciascuno conferisca lo stato suo, et le circonstanze particolari, co’l suo padre spirituale, ilquale con discretione di spirito, non gli imporrà maggior peso di quello che egli possa portare, et di più si havrà il merito di far l’obedienza, con laquale obedienza parimente conviene fare i digiuni voluntarii, che si fanno per sola divotione, et non regolarsi di suo capo; percioche