Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 14

Libro III - Capitolo 14

../Capitolo 13 ../Capitolo 15 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro III - Capitolo 13 Libro III - Capitolo 15


[p. 132v modifica]

Delle buone creanze del fanciullo nello stare à mensa. Cap. XIV.

Sia adunque la mensa del nostro padre di famiglia tale che sia una continua scuola di sobrietà al fanciullo, et nel resto sia ogni cosa monda et netta, non repugnando etiandio nella povertà, la monditia. Per tanto lodo che il nostro fanciullo già alquanto cresciuto mangi à mensa co’l padre, stando non à sedere, ma in piedi, et co’l capo scoperto, cose che crescendo poi gli anni si vanno rilassando; ma in tanto deve ben fondarsi nella riverenza paterna; quivi stia con silentio, et non parli se non dimandato; stia contento à quella portione di cibo, et di bere, che gli sarà data dal padre; il quale destramente andarà osservando la sue maniere, per avverirlo, et correggerlo dove mancasse, dolcemente però senza inquietudine della mensa; mangi con modestia non voracemente, non faccia atti deformi, ne co’l corpo, ne co’l viso, ne con la bocca, ne in altro modo, ò sia mangiando, ò sia bevendo. Non vada girando gli occhi quà, et là mentre mangia, ò osservando troppo curiosamente gli altri come mangino, ò numerando le vivande, dichiarando con gli sguardi l’appetito occulto, et notando le altrui portioni maggiori, ma attenda à se medesimo, et sopra tutto bisogna romperlo in questa parte, che non speri d’haver cosa alcuna à sua voglia, se non quanto piacerà al padre, ilqual potrà tal volta, come da se stesso, per occasione di qualche cosa ben fatta dal fanciullo, porgerli alcuna cosarella di più, à guisa di premio della sua obedientia, ò altra virtù. Sia il fanciullo polito, et netto nel mangiare, avvezzisi à prendere, et porgere le cose con riverenza. È buono, et santo instituto, che il fanciullo benedica la mensa in principio, et renda le gratie nel fine, et dia il buon prò a tutti, almeno stia riverente et attento mentre il padre benedice egli la mensa, et risponda, Amen, et dica il pater noster. Avvertasi che nell’entrare à tavola non corra frettolosamente, ne voglia esser il primo, ne occupar il primo luogo, ma aspetti il commandamento paterno, et cominci per tempo ad imparar quel precetto, che la sapientia eterna vestita della nostra natura non si sdegnò di insegnar a gli huomini fatti. Quando dice il Salvatore in san Luca, Se sarai convitato alle nozze, non ti porre à mensa nel primo luogo, acciò non forse sia stato invitato un più honorato di te, onde [p. 133r modifica]ti dica l’invitatore, da il luogo à costui, et con rossore ti convenga stare nell’ultimo luogo, ma và, et ponti nell’ultimo luogo, acciò venendo colui, che ti ha invitato ti dica, amico ascendi più sù, all’hora ti tornarà maggior honor nel conspetto de gli altri invitati, percioche chi si esalta sarà humiliato, et chi si humilia sarà esaltato. Questo è il precetto del Signore pieno di ottima creanza, et molto necessario al christiano, conciosia che il fondamento di tutte le virtù christiane è la humiltà, ma egli è anchor un ricordo molto fruttuoso nella vita civile, dove spesso per leggierissimi accidenti di precedere l’un l’altro, nascono odii et risse gravi. Adunque il nostro fanciullo, si assuefaccia, come ho detto, da i primi anni alla osservanza di questa bella dottrina del Salvatore, perilche è bene che non sempre il fanciullo entri à mensa da principio con gli altri, ma il padre lo faccia ò servire, ò leggere per alquanto spatio, et quando à lui pare di commandarlo, vadi alla mensa. In somma, come io dissi da principio, la mensa del prudente padre di famiglia sarà come una scuola, et uno esercitio quotidiano di virtù, et di molte buone creanze. È però da avvertire, come più volte si è detto, che il padre istesso ha da essere come un sigillo, che habbia in se quella forma di sobrietà, et dalle altre buone qualità, che vuole imprimere nell’animo del figliuolo che è à guisa di molle cera, altrimenti se il padre stando à mensa si inebriasse, ò prorompesse per collera in parole inconsiderate, et facesse altri atti scomposti, non saria in modo alcuno espediente che il fanciullo vi fosse presente. Ricordisi anchora il padre di famiglia di rallegrar tal volta la mensa, et dopo haver dato il primo luogo à Dio, introducendo qualche utile, et christiano ragionamento, è lecito dir alcuna cosa piacevole, motteggiando dolcemente l’istesso fanciullo et avvezzandolo à saper sopportar qualche pontura, et passarsela con riso modesto, et non farne il viso turbato, ritenendo però sempre la gravità paterna, et maggiormente con le figliuole femine, dellequali il Savio dice parlando al padre: Et non ostendas hilarem faciem tuam ad illas, cioè non mostrar loro lieto viso. Ilche però s’intende con moderatione, come forse altrove dichiararemo più à pieno. Nel resto non pensi il buon padre di famiglia, che le cose che ricordiamo circa la creanza del fanciullo, si possano fare tutte in un sol giorno, ma ci vuol tempo , et patienza, et è necessario ridursi à memoria che i putti non sono anchor huomini perfetti, et conviene che habbino del fanciullesco in qualche cosa, si che à guisa di frutti primaticci non pervenghino troppo presto ad una certa maturità non durabile, basta che continuando à poco à poco, et facendosi tuttavia qualche acquisto nel bene, et non ritornando à dietro, si fà in capo all’anno non piccolo progresso, [p. 133v modifica]però il buon padre si prenda questa cura per un dolce trattenimento, et si diletti di veder la piccola pianta andar crescendo, mentre egli la adacqua, et irriga con la buona educatione, et Dio benedetto, da cui viene ogni bene, gli da come l’Apostolo dice, il perfetto incremento.