Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 15

Libro III - Capitolo 15

../Capitolo 14 ../Capitolo 16 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro III - Capitolo 14 Libro III - Capitolo 16


[p. 133v modifica]

Dell’uso moderato del vino in particulare. Cap. XV.

Non voglio lasciar di ricordare in particulare al nostro padre di famiglia che avvezzi il figliuolo à bere moderatamente il vino, il cui uso temperato rallegra, come la scrittura santa dice, il cuore, et ravviva il calor naturale et fà altri buoni effetti, ma per contrario preso intemperatamente nuoce al corpo, all’intelletto, et all’anima, come incentivo della libidine, onde diceva il savio ne i proverbii, Luxuriosa res vinum, et tumultuosa ebrietas, quicunque his delectatur non erit sapiens, dalle quali parole impariamo, che il vino incita ad ogni intemperanza, et dissolutione, et la ebrietà partorisce tumulti, et risse, et finalmente chi troppo si diletta del vino, non farà acquisto della sapienza, la quale è amicissima della temperanza, la onde i Greci hanno chiamato la temperanza con un nome, che da ad intendere, che ella conserva, et mantiene la sapienza, perilche à tutti appertiene esser sobrii, ma maggiormente à gli huomini studiosi, et che devono giudicare, et governare la republica, et parimente à gli Ecclesiastici, et religiosi, che devono essere maestri della continenza; si potrebbono allegare infiniti luoghi delle scritture sante dove si condanna il soperchio bere, et si potrebbono riferire infiniti esempii d’huomini santissimi, che totalmente si astenevano dal vino, come ordinariamente facevano tutti gli antichi monachi, ma à noi che per hora parliamo con quelli che vivono nel secolo, basta ricordare al nostro padre di famiglia, che faccia in modo, che il figliuolo non riesca un beone, nel qual brutto difetto si casca molto facilmente da molti, et più spesso che nello eccesso del mangiare; ne occorre dire, quanto si soglia in questa parte peccare da gli artefici, et gente minuta ne i giorni di festa, si come altrove ne habbiamo fatto querela; per tanto il buon padre proveda a buon’hora, percioche ne i popolari è dannabile la ebrietà, ma ne gli huomini nobili è intollerabile. Havevano i Lacedemoni per usanza, ne i conviti publici di far inebriar uno schiavo, acciò vedendo i gentili huomini, et spetialmente i fanciulli ben nati, i laidi, et sozzi modi dell’imbriaco, et le parole, e i gesti indecentissimi, abhorrissero la ebrietà, et si guardassero dal troppo vino. Sono adunque i fanciulli da esser [p. 134r modifica]regolati con buona cura circa l’uso del vino, et per ventura saria bene che per alquanti anni non ne bevessero, ma almeno non devono darsi loro a bere vini potenti, ne puri in alcun modo, ma temperatissimi, ilche molto più si deve intendere de i giovani, l’età de i quali essendo per se stessa molto accesa, ha bisogno di non accrescere, ma di sottrahere fomento al bollore del sangue giovanile.