Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 131
Questo testo è incompleto. |
◄ | Libro II - Capitolo 130 | Libro II - Capitolo 132 | ► |
Quanto grave danno sia, nel popolo christiano il poco studio della oratione. Cap. CXXXI.
Fra le molte calamità di questi ultimi tempi, ne i quali è raffreddata la carità, et abondata la iniquità, non è già da riputar la minore, il poco studio della oratione, che communemente si vede, anzi alcuni huomini spirituali sogliono dire, che tutti i mali da i quali è afflitto il popolo di Dio, et il mondo tutto, nascono per difetto d’oratione, si come per contrario quanto ci è di bene in terra è frutto della oratione. Et veramente è cosa da piagnere, vedendo che alcuni riputati intendenti non sanno à pena per nome che cosa sia oratione mentale, tanto sono lontani da esercitarla, altri la tengono per cosa da vecchiarelle, e da Monaci e Frati, altri portando come per ornamento in mano belle, et ricche corone, et dicendone qualche parte, mentre trattano cose famigliari con i sevitori, ò discorrono con amici di cose impertinenti, per non dire mentre vagheggiano à loro diletto, et in somma orando con niuna, ò pochissima attentione, par loro di haver complito à bastanza con l’obligo di far oratione. Per tanto è sopramodo necessario che la buona educatione christiana, rimedii a questo inconveniente, et che mal grado della prudenza della carne, nimica di Dio, si sappia, et s’intenda, et si metta in prattica, che noi siamo christiani per gratia di Dio, et non più gentili, come furono gli antichissimi avi nostri, onde christianamente, secondo i precetti di Christo, et secondo gli instituti de i santi Apostoli che tanto spesso ci ricordano il far oratione, è di mestieri, che noi viviamo, et non come genti che non conoscono Dio. Hor io vorrei sapere da costoro che con nome di christiani, vivono poco meno che da gentili, qual cosa ci è maggiormente necessaria della oratione? chi non sa quanti sono i bisogni, et le necessità nostre et quanto al corpo, et quanto all’anima, et per noi medesimi, et per i nostri congiunti, et per il privato et per il publico? senza dubbio siamo poveri, et bisognosi d’infinite cose. Ma forse a i ricchi, et potenti non par vero di essere ne poveri ne bisognosi, hor qual cosa habbiamo noi che non penda dalla potente mano di Dio, non solo come donatrice, ma come conservatrice, et come padrona assoluta, di ritorci quando gli piaccia et stati et facultà, et robustezza di corpo, et sanità, et figliuoli et l’istessa vita, si come ben lo intendeva quel fortissimo lottatore contra il demonio quando diceva à ciascuna delle sue tentationi: Iddio me l’ha dato, Iddio lo ha ritolto, sia benedetto il nome del Signore; et non solo per questi beni carnali che tanto ci piacciono, ci conviene picchiare all’uscio della divina misericordia, ma molto più per i beni spirituali, come più importanti, atteso che tutti siamo, come dice un santo Dottore, poveri, et bisognosi della gratia di Dio. Adunque ò sia per impetrar dal sommo Dio le cose necessarie per il corpo, et per l’anima, ò perche si degni conservarcele, ò per ringratiarlo de i continui beneficii che riceviamo ad ogni momento, poi che non potiamo volger gli occhi in parte alcuna, che non ci vediamo circondati da i doni del nostro benignissimo padre, ò sia per chiederli perdono delle quotidiane offese, et peccati, et per ottener lume, et intelletto, et fortezza di spirito, perche ogni nostra attione sia indrizzata à prospero fine, et acciò possiamo caminar sicuri tra tanti pericoli di questa vita, et tra tanti lacci, et insidie che il demonio nostro acerbissimo nimico ci tende, in somma per tutti i bisogni sopradetti, et per altri assai che saria dificile à numerare, habbiamo grandissima necessità, di ricorrere continuamente alla oratione. Lascio di dire, i frutti dolcissimi, et suavissimi che questa benedetta pianta produce, et quali tesori dispensi Iddio all’anima nel colloquio della oratione, et quanto culto, et honore si renda à Dio, con questo adoratissimo sacrifitio, et come altissimamente si esercitino le più sublimi virtù chiamate Theologali, cioè fede, speranza, et carità; di questi et di altri effetti mirabili che fa l’oratione, me ne rimetto a i suoi proprii scrittori, che per materia principale, come di sopra habbiamo detto, ne trattano copiosamente.