Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 128

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De i due ultimi commandamenti del decalogo. Cap. CXXVIII.

Restano per complimento del Decalogo i due ultimi precetti, intorno à i quali poco ci occorre dire, secondo il modo osservato sin qui, che non è di esplicare principalmente la dottrina, ma di cavar documenti per la nostra christiana educatione. E adunque la sentenza di questi due precetti la seguente: [p. 111r modifica]Non desiderarai la casa del prossimo tuo, non la donna sua, non il servo, non l’ancilla, non il bove, non l’asino, non cosa alcuna delle sue. Il primo seme, et la radice di tutti i mali è la concupiscenza; onde il Salvator diceva in S. Mattheo, che dal cuore escono gli homicidii, gli adulterii, le fornicationi, i furti, i falsi testimonii, et le bestemmie; la onde questi precetti ultimi sono come un complimento di tutti gli altri, tenendo il cuor nostro lontanissimo non solo dallo effetto, ma anchora dallo affetto del peccato. Et perche due principalmente sono gli obbietti del peccato, cioè il bene utile, et il bene dilettevole, per ciò due concupiscenze si prohibiscono in questi precetti; l’una riguarda il diletto, quando si dice, non desiderar la donna altrui; l’altra l’utilità, onde prohibisce il desiderar la casa, i servi, i giumenti, et le altre facultà del prossimo. Non basta alla osservanza della divina legge non uccidere, non commettere adulterio, o altro atto impudico, non togliere la roba, et la fama altrui, astenendosi dall’operatione, et dall’atto esteriore, che si fa per mezzo di questo corpo, di che si contentano le leggi humane, ma Iddio sopra tutto vuole il cuor puro, et sincero, et la castità, et integrità della mente, la quale chi non costodisce, ma lascia il freno alle concupiscenze, et sfrenate cupidità, et si diletta, et compiace, et presta il consenso à gli illeciti appetiti, che hora la carne, hora il mondo, hora il diavolo ci suggerisce, oltre che costui è già reo del peccato nel cospetto di Dio, facilmente ne segue, che accendendosi tuttavia più la fiamma del desiderio, finalmente perviene all’esecutione, et mette in opera manifesta, quello che già era concepito nel suo cuore, si come S. Iacomo ci dimostra parlando della origine, et del progresso del peccato con queste nobili parole:

Ciascheduno, dice egli, è tentato dalla propria concupiscenza, tirato, et adescato, dipoi quando la concupiscenza ha concepito, cioè quando si congiunge co’l consentimento, genera il peccato, et il peccato consumato non solo per l’opera esteriore, ma per il pieno consenso, genera la morte, et morte eterna. Quindi adunque sono le rapine, et le oppressioni de i poveri, quindi le insidie de i letti maritali, quindi lo infamar altrui, ò per abbassarlo, ò per altro fine, et questa finalmente è la sentina di tutti i mali, che nudi molto prima, et aperti à gli occhi di Dio, nel profondo del cuore, si manifestano poi à gli occhi de gli huomini, per le opere esteriori. Adunque il nostro padre di famiglia, il cui fine è di fare un vero huomo da bene, cioè un buon christiano, et non un hipocrita, nè un Fariseo, contento solo d’un’apparenza esteriore di giustitia, et dentro tutto odio, et rapina, à guisa di sepolcri imbiancati, come il Signor gli chiamava, cercarà con ogni studio, che il figliuolo sia veramente buono nello intimo del cuor suo, [p. 111v modifica]per amor di Dio, et della virtù, esortandolo à non voler servire alle cupidità, tiranne crudelissime, ma servire alla volontà di Dio, et à lui solo voler principalmente apparir buono co’l cuor puro, percioche egli è scrutator de’ cuori, et non curar la lode, et la gloria de gli huomini, se non per maggior gloria di Dio, altrimenti si perde la mercede eterna; oltra che spesso anchora avviene, che gli huomini attentissimi osservatori de i difetti altrui, scuoprono la finta, et simulata bontà, et disprezzano, et deridono il simulatore. Dicagli che non ci è maggiore, nè più nobil vittoria, che vincere le proprie cupidità, alle quali se ci avvezziamo à resistere, diventaranno di continuo più deboli, et il diavolo havrà meno gagliardi, et efficaci stimoli per tentarci. Aggiunga che un’huomo dato in preda alle sue cupidità, niuna cosa consiglia, nè discorre, nè giudica rettamente; et non altrimenti che l’occhio, sopra il quale è posto un vetro colorato, vede tutte le cose di quel colore, cosi egli regola ogni cosa dall’appetito suo, et non dall’honesto, nè dal bene commune. In somma tutta la fatica del christiano ha per scopo, et mira, come dice un santo huomo, di conseguire, et di pervenire alla purità del cuore, con la quale poi si arriva all’ultimo fine di tutti i fini, cioè à Dio; percioche è scritto, Beati i mondi del cuore, perche essi vedranno Dio. Ma perche tutto questo, et ogni altro dono perfetto viene da alto, come S. Iacomo dice, et discende dal padre de i lumi, et da lui conviene che humilmente, et con devota oratione si dimandi, altrimenti è vana, et infruttuosa la sollecitudine humana, senza l’aiuto divino; per tanto è necessario discorrere alquanto della oratione, massime che delle quattro cose proposte da principio, che furono il Simbolo de gli Apostoli, i sette sacramenti, il Decalogo della legge antica, et l’oratione Dominicale, solo di questo ultimo capo alquanto ci resta ragionare.