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LIBRO |
per amor di Dio, et della virtù, esortandolo à non voler servire alle cupidità, tiranne crudelissime, ma servire alla volontà di Dio, et à lui solo voler principalmente apparir buono co’l cuor puro, percioche egli è scrutator de’ cuori, et non curar la lode, et la gloria de gli huomini, se non per maggior gloria di Dio, altrimenti si perde la mercede eterna; oltra che spesso anchora avviene, che gli huomini attentissimi osservatori de i difetti altrui, scuoprono la finta, et simulata bontà, et disprezzano, et deridono il simulatore. Dicagli che non ci è maggiore, nè più nobil vittoria, che vincere le proprie cupidità, alle quali se ci avvezziamo à resistere, diventaranno di continuo più deboli, et il diavolo havrà meno gagliardi, et efficaci stimoli per tentarci. Aggiunga che un’huomo dato in preda alle sue cupidità, niuna cosa consiglia, nè discorre, nè giudica rettamente; et non altrimenti che l’occhio, sopra il quale è posto un vetro colorato, vede tutte le cose di quel colore, cosi egli regola ogni cosa dall’appetito suo, et non dall’honesto, nè dal bene commune. In somma tutta la fatica del christiano ha per scopo, et mira, come dice un santo huomo, di conseguire, et di pervenire alla purità del cuore, con la quale poi si arriva all’ultimo fine di tutti i fini, cioè à Dio; percioche è scritto, Beati i mondi del cuore, perche essi vedranno Dio. Ma perche tutto questo, et ogni altro dono perfetto viene da alto, come S. Iacomo dice, et discende dal padre de i lumi, et da lui conviene che humilmente, et con devota oratione si dimandi, altrimenti è vana, et infruttuosa la sollecitudine humana, senza l’aiuto divino; per tanto è necessario discorrere alquanto della oratione, massime che delle quattro cose proposte da principio, che furono il Simbolo de gli Apostoli, i sette sacramenti, il Decalogo della legge antica, et l’oratione Dominicale, solo di questo ultimo capo alquanto ci resta ragionare.
Della oratione. Cap. CXXIX.
Dico adunque che l’oratione, si come i Santi Padri ci hanno insegnato, è una elevatione, una salita della mente nostra verso Dio, quando ritirandoci noi nella cameretta del nostro cuore, et chiudendo quanto si può la porta di esso, si che le sollecitudini temporali, et le cure moleste di questa vita terrena, per alquanto spatio di tempo non ci inquietino, cominciamo à considerar la grandezza delle misericordie di Dio, et nel generale verso tutto il genere humano, et nel particulare verso noi medesimi, et sollevandoci à poco à poco dalla terra, et salendo per questa divina scala verso il cielo, si và purgando l’occhio dell’anima,