Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 21

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Quali debbiano essere i matrimonii christiani, et della matura deliberatione di contraherli. Cap. XXI.

È cosa manifesta, che in qual si voglia deliberatione et attione di momento, che l’huomo prudente et christiano pretenda di fare, non solo deve proceder maturamente, et con molto consiglio, come anchora i savii del mondo han conosciuto doversi fare, ma nel primo luogo ha da proporsi avanti gli occhi, la gloria di Dio, et la salute dell’anima sua, et questo è più presto un sol fine, che due, conciosia che et noi stessi, et la salute nostra debbiamo amare principalmente in Dio, et per gloria di Dio, per modo tale, che dove si pregiudichi à questo fine del bene dell’anima, et dell’honor di Dio, non ci è appresso del christiano luogo di deliberatione, essendo sempre vero il detto della somma verità: quam dabit homo commutationem pro anima sua? volendo dire che niuna cosa è in questo mondo di tanto valore, in cui cambio debbia l’huomo dare la pretiosa anima sua. Hor se et con retta intentione, et con maturo consiglio si deve [p. 12r modifica]entrare in qualunque impresa, etiandio che si estenda à breve spatio di tempo, quanto maggiormente questo si richiederà nel ligarsi à matrimonio? attione tanto grande, et che fatta una sol volta ha à continuar per sempre sino alla fine della vita? Colui adunque che ha intentione di pigliar moglie (che per hora ragionaremo dell’huomo come capo, se bene le medesime cose proportionatamente si haveranno anchora da intendere della donna) sappia che, come altrove si è detto, egli pretende di far cosa, che di natura sua è buona, et santa, et grata à Dio, che il dir questo solo basta per lodarla assai; ma può ben essere, che una cosa sia assolutamente buona, et non sia buona per alcuna particular persona, si come il buon vino non è buono al febricitante, et può anco stare che una operatione che di suo genere è buona, per congiuntione di una mala circonstanza, ò d’un cattivo fine diventi vitiosa, si come saria il dar elemosina per vanagloria. Dico per tanto che l’huomo prudente, et Christiano deliberando fra se medesimo di entrare nel santo stato matrimoniale, la prima cosa deve ricorrere al mezzo principale, et più efficace di condurre à buon fine ogni negocio, cioè deve molto caldamente raccomandarsi à Dio con divota oratione, et sua et de i servi di Dio, acciò questa deliberatione, et elettione sia guidata da lui, ch’è somma sapienza et somma bontà et solo intende perfettamente et vuole il nostro vero bene, et dopo questo adopri anchora i mezzi humani, et si vaglia di tutto quello che et la prudenza propria, et il consiglio, et aiuto de’ buoni et fideli amici gli suggerisce. Avverta però bene che se Iddio lo chiamasse à più alto, et perfetto stato della virginità et della religione, non ha leggiermente per sodisfattion d’altrui, et per rispetti humani, come di conservar la casa et le sostanze, et simiglianti, à far resistenza à lo Spirito santo, et il medesimo si dice di quelli che deliberano delle seconde nozze essendo la santa viduità, et la sua quantunque faticosa continenza, di maggior perfettione. Ma perche queste cose consistono in molte particolarità et circonstanze, che sono innumerabili, et non possono ridursi sotto regola certa, basta haver ricordato, che non si corra precipitosamente nè alla cieca, come molti fanno, ma che si cuoca, et digerisca bene la deliberatione di pigliar moglie con oratione, con tempo, con consiglio et con obedienza spetialmente del padre spirituale, custode, et governatore dell’anima nostra, per il quale andando noi in verità et fede, et humiltà, ci aprirà Iddio la sua santa voluntà, et ci mostrarà quello che più ci sia espediente.