Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 1/Capo 2

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CAPO II.

Dello sfuggire i siti cattivi per edificare.

Quanto alla seconda, è da considerare un’altra inferiore cagione concorrente ai medesimi effetti, e questa è la disposizione de’ terreni, de’ quali si hanno immediate a nutrire le piante, dipoi i bruti, e ultimatamente gli uomini. Dico adunque benchè la terra nella sua naturale disposizione sia frigida e secca, niente di meno per la grande alterazione che riceve dagli elementi, e molto maggiore dai corpi celesti (perocchè tutti a quella non solo danno luce, ma influenza ancora, siccome al centro tutte le linee perpendicolari o rette concorrono) per questo bisogna che la terra circa alla superficie massimamente sia di diverse qualità alterata (sic), a questo fine che da quella i metalli, piante e animali possano nascere, che sono principal parte dell’universo, come dice il commentatore Averrois nel principio dell’Anima. Sicchè di quella le cose vive nutrire si possano, perocchè nissuno puro elemento può dare nutrimento ai corpi composti, conciossiacosachè ogni alimento sia dalla natura denutrito. Adunque se il nutrito è composto, bisogna che il nutrimento non sia semplice: onde è conveniente che più varie complessioni di terreni si trovi, secondo che varie influenze celesti diverse parti della terra ricevano a varii effetti conducenti; e avvegnachè ogni disposizione sua sia a qualche effetto noto o ignoto a noi assai utile, nientedimeno molte disposizioni sono dirette alla vita dell’uomo, e agli altri animali contrarie: le quali pestifere complessioni sono necessarie di prevedere all’architetto.

Dico adunque per tre modi principali potersi conoscere:

Il primo è considerare se i terreni sono minerali, quando così fosse, senza dubbio si può concludere essere alla vita dell’uomo perniciosi. [p. 134 modifica]Perocchè universale sentenza di tutti i filosofi è, che tutti i metalli siano alla natura generati di zolfo e di argento vivo, come di materia propinqua (1), onde essendo queste due cose veleno alla vita dell’uomo, tutte le piante e erbe nutrite da quei terreni, tutti gli animali da quelle erbe, tutte le esalazioni e fumi elevati da quelli per virtù attrattiva del sole e altre stelle, bisogna che di quella mala complessione partecipino, e per conseguenza gli uomini nutriti e aiutati da queste cose ne abbiano a patire non piccolo detrimento.

Ma di tutte le miniere l’aurea è meno pestifera, come l’oro è corpo temperatissimo di tutti i generabili e corruttibili, e per sè conservativo della vita umana; ma i terreni dove questa miniera si trova sono alquanto maligni per lo zolfo e argento vivo e altre più imperfette miniere che in compagnia dell’oro si trovano, e tanto minore malignità in sè conterranno, quanto minor quantità delle predette materie indigeste parteciperanno.

Il secondo modo, o segno, è considerare se i terreni sono bituminosi e acquosi, sicchè da simili acque non si possano separare: perocchè per la eccessiva acquea umidità si fanno i corpi flemmatici, e disposti alla corruzione mediante il caldo estraneo.

Il terzo modo, che questi due contiene, piglia origine dall’effetto non ostando la lunghezza del tempo: ed è questo che in quei luoghi dove si ha a edificare, si tenga gregge e armenti a pascere, e se quegli animali in spazio di alcun anno saranno sani, e i membri loro interiori ed umori nella loro debita disposizione e colore, si potrà concludere quei terreni similmente essere convenienti e sani all’uomo, il quale con la natura dei bruti per il corpo, con le sostanze immateriali per lo intelletto comunica (2). Quest’ultima via per esperienza già è stata [p. 135 modifica]confermata, imperocchè nell’isola di Creti appresso al fiume Potereon, da una parte del quale era una città chiamata Gnoson, e dall’altra una chiamata Cortina, dove che si vide che le pecore le quali pascevano nel territorio di Gnoson avevano la milza secondo che comunemente ricerca la proporzione di quel membro. Ma quelle che dall’altra parte pascevano verso Cortina erano di essa quasi al tutto private. Onde li desiderosi di conoscere l’azione di tale effetto trovarono questo procedere, perchè nelle parti di Cortina era un’erba chiamata Splenon, la quale è consuntiva dell’umore malinconico ovvero fecce del sangue, delle quali essa milza è ricettaculo, onde il simile è da esistimare che che nei corpi umani operasse; e questo quanto alla seconda parte sia a sufficienza.

  1. Dottrina insegnata dall’arabo filosofo Gebr, e seguita da tutti gli alchimisti de’ tempi bassi. V. Jebb, Praefatio ad Opus Maius Rogerii Baconis. Londra 1733. Però già trovasi accennata da Eusebio Cesariense al lib. III, cap. VIII della Preparazione evangelica.
  2. Massima ed esempi tolti da Vitruvio (lib. I, cap. IV), il quale per altro, se invece di copiare scrittori greci al suo solito, avesse volta un’occhiata al proprio paese, avrebbe trovato, per figura, nelle paludi Pontine una terra ottima per gli armenti, pestilenziale per l’uomo; cosa cioè contraria affatto a quanto qui asseriva. La cosa stessa avrebbe potuto vedere Francesco di Giorgio nella sua maremma di Siena.