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Perocchè universale sentenza di tutti i filosofi è, che tutti i metalli siano alla natura generati di zolfo e di argento vivo, come di materia propinqua (1), onde essendo queste due cose veleno alla vita dell’uomo, tutte le piante e erbe nutrite da quei terreni, tutti gli animali da quelle erbe, tutte le esalazioni e fumi elevati da quelli per virtù attrattiva del sole e altre stelle, bisogna che di quella mala complessione partecipino, e per conseguenza gli uomini nutriti e aiutati da queste cose ne abbiano a patire non piccolo detrimento.

Ma di tutte le miniere l’aurea è meno pestifera, come l’oro è corpo temperatissimo di tutti i generabili e corruttibili, e per sè conservativo della vita umana; ma i terreni dove questa miniera si trova sono alquanto maligni per lo zolfo e argento vivo e altre più imperfette miniere che in compagnia dell’oro si trovano, e tanto minore malignità in sè conterranno, quanto minor quantità delle predette materie indigeste parteciperanno.

Il secondo modo, o segno, è considerare se i terreni sono bituminosi e acquosi, sicchè da simili acque non si possano separare: perocchè per la eccessiva acquea umidità si fanno i corpi flemmatici, e disposti alla corruzione mediante il caldo estraneo.

Il terzo modo, che questi due contiene, piglia origine dall’effetto non ostando la lunghezza del tempo: ed è questo che in quei luoghi dove si ha a edificare, si tenga gregge e armenti a pascere, e se quegli animali in spazio di alcun anno saranno sani, e i membri loro interiori ed umori nella loro debita disposizione e colore, si potrà concludere quei terreni similmente essere convenienti e sani all’uomo, il quale con la natura dei bruti per il corpo, con le sostanze immateriali per lo intelletto comunica (2). Quest’ultima via per esperienza già è stata con-

  1. Dottrina insegnata dall’arabo filosofo Gebr, e seguita da tutti gli alchimisti de’ tempi bassi. V. Jebb, Praefatio ad Opus Maius Rogerii Baconis. Londra 1733. Però già trovasi accennata da Eusebio Cesariense al lib. III, cap. VIII della Preparazione evangelica.
  2. Massima ed esempi tolti da Vitruvio (lib. I, cap. IV), il quale per altro, se invece di copiare scrittori greci al suo solito, avesse volta un’occhiata al proprio paese, avrebbe trovato, per figura, nelle paludi Pontine una terra ottima per gli armenti, pestilenziale per l’uomo; cosa cioè contraria affatto a quanto qui asseriva. La cosa stessa avrebbe potuto vedere Francesco di Giorgio nella sua maremma di Siena.