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libro i. 133


CAPO II.

Dello sfuggire i siti cattivi per edificare.

Quanto alla seconda, è da considerare un’altra inferiore cagione concorrente ai medesimi effetti, e questa è la disposizione de’ terreni, de’ quali si hanno immediate a nutrire le piante, dipoi i bruti, e ultimatamente gli uomini. Dico adunque benchè la terra nella sua naturale disposizione sia frigida e secca, niente di meno per la grande alterazione che riceve dagli elementi, e molto maggiore dai corpi celesti (perocchè tutti a quella non solo danno luce, ma influenza ancora, siccome al centro tutte le linee perpendicolari o rette concorrono) per questo bisogna che la terra circa alla superficie massimamente sia di diverse qualità alterata (sic), a questo fine che da quella i metalli, piante e animali possano nascere, che sono principal parte dell’universo, come dice il commentatore Averrois nel principio dell’Anima. Sicchè di quella le cose vive nutrire si possano, perocchè nissuno puro elemento può dare nutrimento ai corpi composti, conciossiacosachè ogni alimento sia dalla natura denutrito. Adunque se il nutrito è composto, bisogna che il nutrimento non sia semplice: onde è conveniente che più varie complessioni di terreni si trovi, secondo che varie influenze celesti diverse parti della terra ricevano a varii effetti conducenti; e avvegnachè ogni disposizione sua sia a qualche effetto noto o ignoto a noi assai utile, nientedimeno molte disposizioni sono dirette alla vita dell’uomo, e agli altri animali contrarie: le quali pestifere complessioni sono necessarie di prevedere all’architetto.

Dico adunque per tre modi principali potersi conoscere:

Il primo è considerare se i terreni sono minerali, quando così fosse, senza dubbio si può concludere essere alla vita dell’uomo perniciosi.

    suoi fissato coll’astrolabio il punto propizio per cominciare nel 1470 il castello di Pesaro, nel 1492 le mura di Ferrara, nel 1499 la rocca della Mirandola da un discendente di chi più combattute aveva queste strane aberrazioni. La figura de’ quadrati iscritti da’ quali tiravasi l’oroscopo, la chiamavano Tema. Moltissimi esempi se n’hanno nel Tractatus astrologicus stampato nel 1552 da Luca Gaurico.