Trattato di archeologia (Gentile)/Arte romana/II/Secondo periodo/Plastica/VIII

Plastica - Arti minori

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VIII. Arti minori.

La buona condizione dell’arte nell’età imperiale fino al tempo degli Antonini si rende manifesta anche in opere minori, applicate all’ornamentazione od all’industria, cioè nella toreutica, nel conio delle monete (ved. Atl. cit.. tav. LXX)1, nella glittica o lavoro delle pietre dure e nell’arte dei vetri. Nella glittica si ricordano come celebri Dioscoride, Erofilo, Eutiche, artisti di nome e d’origine greca, ed altri ancora. Bellissimi camei si conservano rappresentanti persone delle case imperiali Iulia e [p. 304 modifica]Claudia, quale è la gemma Augustea del Gabinetto di Vienna, con Augusto in sembianza di nume, in trono, circondato dalle personificazioni della Terra, dell’Oceano, dell’Abbondanza, colle imagini di Tiberio e di Germanico e con legionarî romani e prigionieri barbarici (ved. Atl. cit., tav. LXXI). Bellissimo è il cameo del Gabinetto di Parigi, che pur rappresenta Augusto assunto al cielo e accoltovi da Enea e dal divo Giulio, e più in basso sono figurati Livia, Tiberio, Germanico, Agrippina, Caligola, e genti barbariche significanti le vinte nazioni germaniche ed orientali. Si pone con questi il cameo Olandese, che rappresenta Claudio trionfante con Messalina, Ottavia e Britannico2.

Per il lusso delle case e per la straordinaria ricchezza delle suppellettili la toreutica era in fiore3. Cercavansi a gran prezzo le opere degli antichi maestri greci, e da abili artisti si imitavano. I nomi degli artisti cesellatori, che di [p. 305 modifica]quest’età sono ricordati, sono greci, e di greco stile sono le migliori opere che ancora ci rimangono.

Sul finire della romana Repubblica la coniazione delle monete acquista carattere di artistica bellezza. Ma è specialmente nelle monete e nelle medaglie dei primi due secoli dell’Impero che si ammira la bellezza dei tipi, dal netto e fine contorno, dallo spiccato rilievo e dalla vivace espressione delle teste4.

Dopo gli Antonini, con le agitazioni che portano al reggimento dell’Impero uomini africani ed asiatici, col prevalente influire d’elementi barbarici, coll’invadere di nuovi sentimenti ed ideali religiosi mediante i culti orientali e il grandeggiare del Cristianesimo, l’arte classica grandemente si altera nello spirito e nella forma, e piega a quella decadenza che è estinzione dello spirito e della [p. 306 modifica]tradizione antica e preparazione di concetti e di forme nuove. A preservar l’arte da questo interno lavorio di trasformazione e di disfacimento non valeva alcun sostegno od impulso esterno di liberali e possenti fautori; dei quali certamente non vi fu difetto; nei grandi edifizî imperiali anche dopo gli Antonini all’arte schiudevasi ancora largo campo in cui svolgere le sue forze. Ma questi favori ben potevano prolungare la senilità dell’arte classica, non ringiovanirne la vita, la quale si dissolveva per forza di due elementi, la prevalenza barbarica e la trasformazione religiosa.

Note

  1. Per errore è stato considerato dal Gentile (tav. LXX cit., n. 2) quale imperatore in piedi uno schiavo giudeo con le mani legate, e fu per svista ripetuto l’errore nella mia Epigrafia latina. (Tav. LX, n. 2).
  2. Intorno ai camei e alle gemme, ved. King, Antique Gems, their origin, uses, Londra, 1872; Chabouillet, Catalogue général des camées et pierres gravées de la Bibliothèqne impériale. Quanto all’arte della vetreria, non si può tenerne special conto se non nell’archeologia propriamente detta: cfr. pertanto Deville, Histoire de l’art de la vérrérie dans l’antiquité, Parigi 1873.
  3. Ved. sui bronzi Guillaume, La sculpture en bronze, 1868; Friederichs, Kleiner kunst und Industrie in Alterthum, Berlino, 1871; Longpérier, Notices des bronzes antiques du Louvre, 1879. Vedi per l’argenteria e la gioielleria, Quaranta, Di quattordici vasi d’argento dissotterrati in Pompei, Napoli, 1835; Arneth, Die antiken Gold und Silbermonumente der k. k. Münz- und Antiken Cabinettes in Wien, 1850; Michaelis, Das Corsinische Silbergefäss, 1859; Wieseler, Hildesheimer Silberfund, Gottinga, 1869. Intorno ai tesori di Boscoreale presso Pompei, ved. Notizie degli scavi, 1894, pag. 385; 1895, pag. 109, 207, 235; 1896, pag. 204, 230; 1899, pagina 14. Uno studio a parte meriterebbe la ceramica, ma a chi non vuol dar polvere negli occhi occorre uscire dal tema per trattarne degnamente. Si confronti la letteratura nella parte greca e si aggiunga: Von Rohden, Die Terracotten von Pompei, Stuttgart, 1880.
  4. Lavori d’indole generale sulle monete, i quali però possono dare un concetto esatto delle varie classi di monete antiche, sono: Mommsen, Histoire de la monnaie romaine, Parigi, 1865-1875, 4 volumi; Lenormant, La Monnaie dans l’antiquité, 3 vol., 1879; Imhoof-Blumer, Portraitköpfe anf römischen Münzen der Republik und der Kaiserzeit, Lipsia, 1879; Froehner, Les medaillons de l’empire romain, Parigi, 1878; Ch. Robert, Études sur les medaillons contorniates; S. Ambrosoli, Manuale di numismatica, Milano, Hoepli, 1895. 2a ediz., pag. 79-145: Fr. Gnecchi, Monete romane, Milano, Hoepli, 1896. Di quest’opera è stampata ora la 2a ediz. di molto accresciuta, anzi interamente rifatta dall’autore. Importantissimi articoli sulla numismatica romana sono anche inseriti nella Rivista italiana di Numismatica, diretta dai cavv. E. e Fr. Gnecchi. — Sulle relazioni che la storia dell’arte e l’architettura hanno con la numismatica, ved. Donaldson, Architectura numismatica, Londra, 1859, ove sono citati gli autori precedenti. Cfr. per le considerazioni d’indole artistica S. Ricci, Intorno all’influenza dei tipi monetari greci su quelli della repubblica romana. Introduzione al lavoro: L’arte greca nella numismatica romana della Repubblica e dell’Impero. Estratto dalle Mémoires du Congrès international de Numismatique del 1900, pp. 170-204.