Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 3/Capitolo 7
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Del modo, che si dee aprire il calcagno co'l tenerume d'osso, & del tor della punta dell'unghia, & ancho del netar quella di dentro. Cap. VII.
IL calcagno, col tenerume d’osso, detto fettone, come tra noi si dice, massimamente di piè dinanzi, vuole essere honestamente aperto, non intrando però troppo indietro, ma più, & meno secondo la sua bontà: che quando non è buono tanto più si dee avertirvi, perche s’indebolirebbe troppo, facendo altrimenti. Et quando alle volte (come in alcuni cavalli occorre per trascuraggine di chi n’ha cura) esso calcagno fusse di maniera indurito, che non si potesse adoperare incastro per aprirlo, & tuorre dell’unghia in quella parte, dico che in quel caso bisogna scaldarlo con ferro honestamente caldo: perche diverrà molle, & fatto poi, si ne torrà quella parte, che si conoscerà star bene, secondo la natura d’essa unghia. Si potrà ancho bagnare d’acqua calda in cambio di ferro caldo, che s’intenerirà medesimamente; perche fa egli come l’altro corno, che sentendo il calore divien molle. Dalla punta dell’unghia, si torrà quello, che si vedrà esser necessario per darli la proportione, che ad essa conviene, la qual cosa si conoscerà col farli porre il piede in terra. Et si netarà poi anco la cassa, di detto piè, con l’incastro, avertendo però bene di non giongere al vivo.