Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 1/Capitolo 13

Quando la gengiva del cavallo è stata tormentata, ò rotta dalla briglia. Cap. 13.

../Capitolo 12 ../Capitolo 14 IncludiIntestazione 26 gennaio 2012 100% Equitazione

Quando la gengiva del cavallo è stata tormentata, ò rotta dalla briglia. Cap. 13.
Trattato 1 - Capitolo 12 Trattato 1 - Capitolo 14


[p. 8 modifica]

Quando la gengiva del cavallo è stata tormentata, ò rotta dalla briglia. Cap. XIII.


ESsendo la gengiva del cavallo tormentata ò rotta per causa della briglia spiacevole, ò di cattiva mano, è molto meglio farla guarire con rimedi che da se stessa si risani; perche in quelle crepature sanandosi senza rimedi nascerebbero calli, ò carnosità grossissima, & durissima; onde poco egli temerebbe la briglia, ne si maneggiaria bene, non potendo l’huomo ritenerlo come sarebbe bisogno. Dico adunque, ch’essendo rotta fa di mestieri guarirla con li rimedi à quella convenienti, acciò non faccia callo, nè carnosità; nè ancho bisogna moverlo se non di trotto, o di passo, bisognando cavalcarlo; perche non s’instalisca ò per altro; mettendoli all’hora fortezza di fuore della bocca, si come avanti ho narrato nel capitolo undecimo; & questo si fa per non tormentare la gengiva ponendoli sempre imboccature piacevole, come è il canone, la schiaccia, [p. 9 modifica]la spoletta, l’agruppido, fiasco, olivete, & simili; & siano quanto più divinte si puote, perche tormentano manco la gengiva. Si potrà ancho mettere nell’imboccatura un poco di montada, che farà più fortezza ne offenderà la gengiva. A questo è buono ancho una meza fregna, overo intiera; perciò che non tocca niente la predetta gengva, anchor che non sia tirato troppo la briglia, perche quanto più si raccoglie, tanto più si allontana da quella. Una cordella, che circondi le gengive (quelle però. che si muovono) è etiandio buona; non havendo risguardo ad altro, che ad essa gengiva mal trattata, sopra la quale cordella, & effetto, ch’ella opera nel capitolo trentadua diffusamente stenderò il mio parere. Alcuni la convertono in catenella non volendo essi adoperare barbocciale; ma io dico, che l’huomo all’hora si potrà poi risolvere del suo volere. Non voglio già ancho lasciar di dire, che cavalcandosi il cavallo prima, che sia guarito, con briglia, che li nocesse facilmente s’inalborarebbe usando altri assai mancamenti quali sariano difficili à levar via. Ma in caso, che la gengiva si fusse sanata senza rimedi, & havess’ella fatto callo, volendosi si può rompere, facendosi poi guarire con melle rosato, con brenello di legno coperto con feltro, ò pezza di lino bene immellata, voltandolo con l’anche per la maggior parte del giorno alla mangiatora, non lo cavalcando ancho infin’a tanto, che non serà ben guarito; sanato poi ch’ei sia si potrà assicurarlo à poco, à poco con briglia piacevole come di sopra ho detto: non lo maneggiando etiam per alcun giorno; ben si può egli galoppare in volta largo, ma con destrezza, lasciandogli la briglia in libertà. Et volendosi galoppare pe’l dritto, ritenerlo à oncia, à oncia, si che quasi da se medesimo si fermi, facendo, che habbia esso (come ho detto) la briglia in libertà, acciò che niente se v’apoggi sopra; non lo serrando con essa nella volta; perche così procedendo si assicurerà. Et non li volendo ancho romper’il callo si può fare, ponendoli briglia, che non tocchi la callosità, come sarebbe la falsa stroppa, perche le rotelle non battono sopra la gengiva, ma solo da i lati nella parte non tormentata, le quali habbiano ad essere altarelle. Et quando si fusse sforzato usare la briglia aperta, in quel caso si toglie il chiappone à garbino, perche le rotelle sue battono da i lati della gengiva.