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men pericolo; perche le cazzolette della portella non potranno cosi offendere la gengiva, come farebbero senza la presa di sopra, ma sopratutto cercar prima sempre tormentarli la parte di fuora, avanti che se li tormenta quella di dentro, come è sopra’l naso con musarolla di ferro, facendo ancho più gagliardo il barbocciale, ma poco, sopportandolo però il barboccio, crescendo un pochetto la guardia. Et quando bisognasse usar fortezza nell’imboccatura, non la fare dove habbia da toccare su la gengiva; perche farebbesi rottura; ma servirsi della montada, & parimente della falsa montada, che si verrà à far buona fortezza, ne s’offenderà la gengiva.


Quando'l cavallo ha la gengiva carnosa.

Cap. XII


QUando’l cavallo ha la gengiva carnosa, & volendo ’l cavaliere valersi dell’imboccatura per meglio reggerlo, egli è buona la bevagna, con rotella, & similmente la stroppa doppia di rotelle. Una stanghetta intiera, anchora in essa non sarà male. Ma accadendo di non poter far senza l’aperta in quel caso dico, che se li metta il chiappone da una presa, overo da due (comportandolo però il fesso) nella quale sia rotella. Et volendosi servir delle montade, dico, che non è, che bene, facendo quando si voglia maggior fortezza con falsa montada. Et quando si voglia con montada, si ponga quella nella stroppa semplice, che si verrà à far buona fortezza, si sopra la gengiva, come nel palato di sopra. Et se si vorrà valer di fortezza, che batta da i lati della gengiva, sarà buona briglia, per chiusa la falsa stroppa, & per aperta lo chiappon à garbino.


Quando la gengiva del cavallo è stata tormentata, ò rotta dalla briglia. Cap. XIII.


ESsendo la gengiva del cavallo tormentata ò rotta per causa della briglia spiacevole, ò di cattiva mano, è molto meglio farla guarire con rimedi che da se stessa si risani; perche in quelle crepature sanandosi senza rimedi nascerebbero calli, ò carnosità grossissima, & durissima; onde poco egli temerebbe la briglia, ne si maneggiaria bene, non potendo l’huomo ritenerlo come sarebbe bisogno. Dico adunque, ch’essendo rotta fa di mestieri guarirla con li rimedi à quella convenienti, acciò non faccia callo, nè carnosità; nè ancho bisogna moverlo se non di trotto, o di passo, bisognando cavalcarlo; perche non s’instalisca ò per altro; mettendoli all’hora fortezza di fuore della bocca, si come avanti ho narrato nel capitolo undecimo; & questo si fa per non tormentare la gengiva ponendoli sempre imboccature piacevole, come è il canone, la schiaccia,