Trattato de' governi/Libro sesto/X

Libro sesto
Capitolo X:
Delle missioni della republica

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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro sesto
Capitolo X:
Delle missioni della republica
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[p. 232 modifica]Ma in che modo sia composta la republica dispersè dallo stato de’ pochi, e dal popolare, e qualmente ella debba essere constituita, dirò io conseguentemente, e insieme farò manifesto con che termini si diffinisca lo stato popolare, e quello de’ pochi potenti; chè innanzi è da [p. 233 modifica]mettere la differenza di questi, e dipoi dall’uno, e dall’altro, siccome da una regola, si debba pigliare il composto della republica.

Tre modi sono da fare questo misto, e questo composto, perchè o e’ si debbe torre l’un termino, e l’altro, con li quali amendue questi stati pongono le leggi. Come verbigrazia intorno ai giudizî, negli stati de’ pochi potenti si mette pena ai ricchi, se e’ non giudicano, e alli poveri non si dà mercede. E negli stati popolari all’incontro ai poveri si dà salario, e alli ricchi non si constituisce pena alcuna. È comune, e mezzo infra questi due ordini il pigliar l’uno, e l’altro termino, e però è ancora da republica; perchè ella è un misto dell’uno e dell’altro stato. Questo adunche è un modo di combinazione.

Un altro è pigliare il mezzo di quelle cose, che l’uno e l’altro stato dispone, com’è verbigrazia nella concione, l’un vuole, che e’ vi convenga chi non ha punto di censo o poco; e l’altro vuole che e’ vi convenga chi n’ha assai. Dei quali due termini nè l’uno, nè l’altro ha del comune; ma il mezzo dell’un censo, e dell’altro sta bene.

Il terzo modo è pigliare di due ordini parte dall’uno stato, e parte dall’altro; io dico verbigrazia che e’ pare ordine popolare, che i magistrati si tragghino a sorte, e ordine da stato stretto, che e’ si faccino con elezione. E parimente è ordine popolare il creargli senza alcun rispetto del censo. E ordine di stato stretto è l’eleggergli con il sol rispetto del censo. Da stato adunche d’ottimati, e da republica verrà ad essere quel modo, che sarà preso dall’uno e dall’altro stato, cioè dallo stato dei pochi il fargli con elezione, e dal popolare il non avere rispetto al gran censo. E questo adunche è il modo di mescolargli.

E il segno, che nella republica sia ben mescolato il popolare stato, e quello dei pochi potenti, è il potersi dire della medesima or che [p. 234 modifica]ella sia stato popolare, e or ch’ella sia stato di pochi. E questo detto non può intervenire, se non perchè il mescuglio sta bene. Che una simile cosa interviene nel mezzo, perchè nel mezzo si scorge e l’uno e l’altro estremo.

Siccome accade nella republica di Sparta, che molti vogliono chiamarla stato popolare, per vedervisi dentro molti ordini da tale stato; com’è primieramente quello che è intorno al nutrire i figliuoli che a un medesimo modo sono nutriti quei di chi è ricco, che di chi è povero: e la medesima instruzione quanto si può v’hanno i figliuoli dei cittadini poveri e dei ricchi. E il medesimo ordine vi si tiene nella età conseguente, dappoi che ei sono divenuti uomini, perchè nessuna diffinizione vi è tra il povero, e il ricco, che nelli ritrovi publici le medesime vivande vi sono per tutti, e il medesimo vestire v’usa il ricco, che qualunque altro povero potesse avere. Ed evvi ancora questo altro ordine popolare, che di due magistrati grandissimi, che sono in quella republica, l’uno ne crea il popolo, e l’altro è partecipe, e’ vi crea, cioè, il senato de’ vecchi, e la eforeria può usare. Puossi all’incontro dire, che tale republica sia uno stato di pochi potenti per esservi molti ordini da simile stato, cioè che tutti li magistrati vi si elegghino, e che nessuno vi si tragga a sorte, e che li pochi vi sieno padroni della morte, e dello esilio, e d’altre simili cose assai.

E certamente che in uno stato bene temperato vi debbe apparire l’uno e l’altro modo di governo, e nessun vi debbe essere. E debbe un tale stato avere in sè stesso gli ordini da preservarsi, e non avergli ad accattar di fuori. E debbe per sè stesso poter mantenersi, e non per molti altri fuori dello stato, che vogliono, che e’ si mantenga; perchè tal cosa potrebbe avvenire in una republica che fusse cattiva. E insomma debbe stare in maniera,

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che parte alcuna di tal città non vi sia, che voglia altra forma, che quella. In che modo adunche si debba acconciare la republica, e così gli stati detti ottimati ho io dimostrato.