Trattato de' governi/Libro sesto/XI
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(Politica) (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
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Della tirannide ci resta a dire, non perchè di lei faccia il molto dirne mestieri, ma perchè tale stato abbia ancora egli la sua parte in questa dottrina, dappoi che noi abbiamo messo ancor lei per una certa parte di stato. Del regno adunche s’è determinato nei primi discorsi, dove si fe’ menzione del veramente chiamato regno, se egli era, dico, utile o disutile alle città, e di che natura egli era, e donde, e come e’ doveva farsi.
E della tirannide messi due specie, dove io trattai del regno, per iscambiarsi la forza di queste due specie in certo modo col regno, essendo l’uno e l’altro di questi modi per via di leggi. Imperocchè infra certi popoli barbari s’usa di eleggervisi i monarchi con podestà assoluta. E anticamente infra i Greci s’usavano fare certi monarchi nel medesimo modo chiamati esinneti. E tali principati hanno infra loro certe differenze, perchè elle hanno del regio, per essere fatte per via di legge, e per signoreggiare a chi vuole stare sottoposto, e hanno del tirannico, per comandare signorilmente secondo che pare a chi è principe.
Una terza specie di tirannide (e quella, dico, che pare che sia propriamente tirannide) è l’opposta dirittamente al regno. E tal monarchia è per necessità quella che si dee chiamare tirannide; la quale senza essere, sottoposta a ragione alcuna, signoreggia alli pari, e a tutti quegli, che
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modificasono cittadini virtuosi per fine d’utilità propria e non di quei che sono governati. Onde avviene, ch’ella è violenta, conciossiachè nessuno cittadino libero volentieri possa sopportare un simile imperio. E tali e tante sono adunche le specie della tirannide per le ragioni dette.