Trattato completo di agricoltura/Volume II/Del Carabo
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Volume II - Del Lampone | Volume II - Del Melagrano | ► |
del carubo.
§ 927. Il Carubo (ceratonia siliqua, fig. 267), è pianta di climi caldi, e nell’Italia se ne trova nel regno di Napoli e nella Sicilia. Porta o soli fiori maschi o soli fiori femmine; ed il frutto, detto caruba, contiene una polpa bruna zuccherina. Serve di alimento alle classi povere; e si adopera pure per ingrassare il bestiame. Quest albero vegeta anche nei terreni magri e fra le roccie, ma soffre nei terreni umidi.
Ordinariamente si propaga per semi posti in terra di primavera, quando più non si temano i tardi geli, tenendoli dapprima in macerazione per tre o quattro giorni. Il semenzajo deve farsi in buona terra e facile ad essere inaffiata. Le linee da seminarsi si tengono alla distanza di 0m,16 fra di loro.
Le migliori varietà non si possono propagare che per innesto ad occhio dormiente o vegetante fatto sopra pianticelle di tre o quattro anni, non però sul fusto, ma sui rami che formano le prime biforcazioni. Si avverta però che se il carubo è maschio, se ne lascia un ramo per la fecondazione degli altri, e se invece è femmina, non se ne innesta che uno con fiore maschio. Le pianticelle si levano dal vivajo dopo il quinto o sesto anno. Nel primo anno d’impianto esige umidità e frequenti lavori.
Il taglio di questa pianta si limita alla formazione e buona disposizione dei primi rami, al taglio dei pochi rami succhioni, ed al mantenere un certo qual equilibrio fra il ramo a fiori maschi e quelli a fiori femmine. La pianta deperente la si rinnova col tagliare i rami a 0m,50 dal tronco.
Il carubo comincia a dar frutto due o tre anni dopo dell’impianto; fiorisce in autunno e matura il frutto nell’autunno seguente. Si raccoglie in settembre, quando le silique cominciano a cadere da se stesse, abbattendole con lunghe canne. Dopo il raccolto si stende il frutto in locali ariosi ed asciutti onde ultimarne l’essiccamento, altrimenti entrerebbe facilmente in fermentazione. Nell’Italia questa pianta non potrà mai essere di gran profitto se non dove sia impossibile altra coltivazione e specialmente quella della vite e dell’ulivo.