Trattato completo di agricoltura/Volume I/Vinificazione/6
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della torchiatura.
§ 540. Dopo d’aver svinato, nel tino non rimangono che la feccia e le vinaccie, che si levano e si dispongono alla torchiatura.
Il torchio può essere di varia forma, purchè serva alla compressione; ma certamente i migliori sono quelli a tino fesso, ed a pressione continua somiglianti ai torchi da olio.
Per facilitarvi l’intelligenza vi darò un modello di torchio a pressione continua, visto un poco di traverso (fig. 156). Se 156. poi a simili torchi si applicassero le viti e gl’ingranaggi in ferro fuso, l’operazione riuscirebbe assai più facile e pronta.
Questi torchi presentano il vantaggio di una maggiore pressione, confrontati cogli interminabili e pesanti torchi detti ad albero; la torchiatura riesce più spedita, perchè la loro pressione può essere portata in poco tempo anche al punto da sconnettere il torchio istesso, laddove cogli altri abbisogna dar tempo all’agire del peso; e non fa bisogno tagliare i graspi per rimetterveli, essendo tutti contenuti nel tino ed egualmente compressi, il che riesce a diminuzione dell’asprezza del vino. Vantaggio poi oltremodo sensibile è la minor mole del torchio, e l’estensione minima del locale, occupato che riesce d’un sesto o d’un quinto di quella richiesta per i torchi ad albero; quindi la minor spesa di manutenzione, il minor fracasso, disturbo e pericolo, ed il minor dispendio nel personale di servizio.
Anche il torchio dev’essere posto presso la cantina allo scopo di poter facilmente tradurvi il vino espresso colla torchiatura, detto caspio o torchiatico. Questo vino deve tenersi a parte, perchè, siccome più torbido, esige un nuovo travaso dopo 20 o 30 giorni al più. Riesce poi anche più aspro e meno durevole del primo vino per la maggior quantità d’acido libero che contiene, risultando esso dalla compressione dei graspi i quali ne contengono in maggior copia.