Trattato completo di agricoltura/Volume I/Vinificazione/12
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residui dell’uva.
§ 558. Dalle vinaccie, unico residuo dell’uva dopo la torchiatura, esclusa la feccia che si può unire al concime per le viti, si estraggono i granelli, che sono i semi della vite. I granelli si separano vagliando le vinaccie, rese ben divise e scorrevoli, rompendone colle mani la compatta aderenza che fra loro indusse la compressione del torchio; essi poi forniscono dell’olio, che serve abbastanza bene per far lume nelle stalle, ecc. Il panello residuo dell’olio può usarsi come alimento pel bestiame, ed anche qual concime per le viti.
Il rimanente delle vinaccie vien sottoposto alla distillazione per avere l’acquavite, che è un alcool più dolce, perchè misto ancora ad un poco di materia zuccherina, e ad una maggior proporzione d’acqua. Estratta l’acquavite, le vinaccie possono essere ancora sminuzzate e somministrate al bestiame come alimento. Le vinaccie possono servire anche di combustibile tanto nelle stufe, quanto sui camini, impastandole e comprimendole in apposite formelle, come si farebbe coi mattoni, facendole poi asciugare al coperto. Alcuni usano di lasciar fermentare e putrefare un poco queste vinaccie, perchè meglio si riducano in una specie di pasta, che più facilmente si comprime e prende forma; ma in seguito si ha il grave difetto che, nel momento della combustione, tramandano un odore ingrato.