Trattato completo di agricoltura/Volume I/Del prato/15
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del trifoglio incarnato.
§ 478. Il trifoglio incarnato o feroce, alligna discretamente anche nei terreni poco profondi e poco fertili, purchè siano sciolti. Perciò riesce bene nei terreni di colle, di montagna, e nei terreni un poco ghiajosi.
Questo trifoglio si semina in luglio ed in agosto unitamente a qualche secondo prodotto estivo come il miglio, il panico, l’avena da tagliar verde, ed anche sparso nel melgone allo scopo di farne sovescio al frumento.
In primavera poi cresce prima dell’altro, ma una volta tagliato non rimette più. Esso non conviene che verde, quando abbia incominciato a fiorire, ed è più vuoto ed acquoso d’ogni altro foraggio. Si concima come l’altro trifoglio; e quando si volesse farlo seccare lo si lascia maturare di più, e dopo tagliato non lo si deve far seccare, ma soltanto appassire molto ed unire ad altro foraggio secco. Scema però troppo di peso e di volume per la qualità della sua costituzione che vi ho accennata. È indicato come un buon concime per la vite, sovesciato in primavera all’epoca dei lavori della vigna, essendo i trifogli ricchi di potassa e di calce.