Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei cereali/8
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raccolto del frumento.
Mietitura.
§ 662. Il frumento non si deve mai raccogliere se non perfettamente maturo, e questa è una delle principali cure da aversi se vogliamo un prodotto bello, sano ed abbondante. Il frumento tagliato immaturo impicciolisce di grano, perdendo quella parte acquosa che in qualche giorno di più sarebbe stata sostituita da materie solide, e per ciò si fa rugoso e di color oscuro, ruvido al tatto e di diflicile conservazione. Il calo che subisce il grano immaturo colla stagionatura od essicamento può essere superiore del 10 per %, e se a questo v’aggiungiamo un altro 10 per % di minor valore, vedremo che possiamo diminuire di 1/5 il suo prodotto, e con ciò aver annullato l’effetto di tante cure di coltivazione. Eppure moltissimi coltivatori hanno il mal costume di mietere immaturo il frumento o pel timor della grandine, o per sciocca paura che essendo troppo maturo, le spighe abbiano a perdere il grano, o perchè vedono che in altri luoghi si miete, senza tener conto se in quel luogo possa maturare dapprima o pel clima più caldo o per la qualità più sciolta del terreno.
Nei paesi poi ove la coltivazione del frumento non è fatta in campagna aperta, ma intersecata da filari di gelsi o di viti, è più frequente il trovarne d’immaturo; poichè non sempre si ha l’avvertenza di mietere per ultimo il frumento che sta sotto l’ombra di questi filari.
§ 663. I principali caratteri che servono ad indicare la maturità del frumento sono i seguenti:
Le foglie, di già ingiallite, disseccano; ed osservando un campo di frumento quasi non si vedono che gli steli, essendosi le foglie rovesciate lungo di essi.
La spiga prende un color giallo carico, divarica le barbe, e si volge quasi verso terra, per una specie di piegatura che si forma al punto di sua inserzione collo stelo.
Il grano che si togliesse da una spiga deve presentare una discreta resistenza sotto il dente, e schiacciarsi senza emettere quell’umore lattiginoso, indizio che l’acqua contenuta non è ancor sostituita dalle materie solide; il colore deve essere giallo chiaro, e l’aspetto liscio, tondeggiante.
§ 664. Giunta l’epoca della maturità del frumento, nell’Italia generalmente si miete a mano colla falce ricurva, la qual operazione riesce lunga ed incomodissima al lavoratore. Soltanto in qualche luogo si usa la falce fienaja provvista di un raccoglitore formato da un cesto di vimini. — Ove sia però abbondanza di braccia sarà sempre meglio usare la falce da mietere, perchè il frumento riceve minori scosse, si taglia più facilmente a quell’altezza che si desidera, e perchè in seguito si può accomodare meglio in manipoli, o fasci maneggiabili.
Mietuto il frumento, non può considerarsi per anco come ben maturo, potendo succhiare altre sostanze dallo stelo. Per ciò non è costume il batterlo immediatamente, ma, fatti ben asciugare i fasci maneggiabili di frumento, si riducono a mucchio in luogo coperto, arioso e soleggiato; e se non vi fosse questo comodo, si formano nel campo tanti mucchi conici, volgendo verso l’interno del mucchio le spighe, perchè non siano danneggiate dagli animali o dalle intemperie, coprendo al di sopra con paglia per impedirvi l’ingresso alle piogge.
Battitura e ripulitura del grano.
§ 665. Passati cinque o sei giorni dopo d’aver ammucchiato il frumento tagliato, si può incominciare a batterlo; il che si fa ordinariamente sulle aje, distendendovi i manipoli slegati in linee sovrapposte le une alle altre, in modo però che le spighe di ciascuna linea ne rimangano scoperte. Ciò fatto, s’aspetta che il sole vi percuota almeno per un pajo d’ore, onde meglio asciughino le spighe e si dispongano a lasciar più facilmente uscire il grano dagli involucri disseccati. Passato questo tempo si batte il frumento a mano colle verghe, dette anche correggiato, o vi si fa passar sopra una specie di carro, le cui ruote sono quattro cilindri scannellati, ed allora si fa uso de’ cavalli; servono pure i cavalli anche quando si adopera una tavola pesante, provvista posteriormente di sbarre sporgenti di legno o di ferro. Fra noi è desiderabile che venga diffuso il trebbiatojo, il quale non richiede il sole, nè la fatica di tante persone e di tante bestie, che in quel tempo avrebbero molte altre cose a fare.
Battuto il frumento che restava alla superficie, si rivolta sottosopra; si lascia che il sole dissecchi alquanto anche quelle spighe che toccavano il suolo dell’aja, indi si batte nuovamente.
§ 666. Dopo la battitura si monda il frumento dalla paglia più lunga con forche a denti lunghi e distanti fra loro più dell’ordinario, usandosi perciò forche di legno. Con rastrelli a denti non troppo fitti, ma piuttosto lunghi, si toglie in seguito anche la paglia più corta, triturata dalla battitura. Ammuchiato poi il residuo che rimase sull’aja, cioè grano e loppa, lo si ripulisce col gettarlo in alto con larghe pale contro alla corrente dell’aria; con ciò il grano, che è più pesante delle loppe e della paglia triturata finamente, va a cader lontano, e le loppe, trattenute dalla contraria corrente, ritornano al suolo più davvicino a chi eseguisce l’operazione. Durante questa operazione, con una scopa si tien mondo il grano da quanto venisse trascinato con esso. In altro giorno sereno, e che l’aja non sia umida, vi si stende il grano alto 0m,05, rimuovendo di frequente, acciò il sole lo dissecchi perfettamente, il che dicesi stagionarlo; poscia si passa al crivello, per scevrarlo dalla terra, dai grani vuoti, leggieri o troppo piccoli, e dalle sementi estranee più piccole del frumento. Ciò fatto si ripone nel granajo, il quale deve essere arioso, asciutto, e posto in luogo tale che nella stagione calda non possa aumentarne molto di temperatura, scegliendosi perciò l’esposizione di tramontana, in piano terreno, cantinato al di sotto.