Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione della vite/12
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innesto della vite.
§ 522. La vite ordinariamente non s’innesta, perchè non la si propaga per semi ma per talee o magliuoli, i quali, come dissi, conservano interamente nella nuova pianta i caratteri della pianta madre.
L’innesto però converrebbe quando si volesse moltiplicare la vite per seme; quando un gambo rigoglioso fosse di infima qualità di uva, o producesse più foglie che frutti; quando si voglia aver presto una bella qualità di uva; quando si voglia rendere più facilmente indigena una qualità forestiera; e quando si vogliano migliorare le qualità indigene, come avvertii parlando delle varietà di viti.
La vite s’innesta più utilmente in primavera quando i di lei umori sono in movimento; e l’innesto si fa a spacco. La vite, a differenza delle altre piante, deve tagliarsi un poco prima d’innestarla onde sgorghi in abbondanza l’umore che impedirebbe la presa della marza inserita; poi dopo due o tre giorni si taglia un poco più in basso per praticarvi l’innesto. Le marze devono scegliersi da buoni magliuoli, diritti, robusti, ma non molto grossi e di poco midollo, e che abbiano gli occhi spessi. Sotto l’innesto sarà utile di praticare alcune incisioni dalle quali possa sgorgare il soverchio umore della pianta, singolarmente quando si praticasse in primavera avanzata. Finalmente, perchè questa operazione riesca meglio, si fa rasente terra, propagginando in seguito i nuovi tralci.
Vi sono altre maniere d’innestare la vite, ma che andarono in disuso. Una di queste si fa colla trivella forando un gambo liscio di vite sino al midollo, introducendo nel foro la marza resa ben tonda, ed appena un poco più grossa onde sforzi leggermente nell'entrare e combaci esattamente; ciò fatto s’impiastra con argilla e sterco vaccino intorno al foro e non si lascia alla vite che un sol tralcio. In tal modo il tronco per poco che ingrossi rinchiude entro di sè la marza, la quale, se appiglia, ci permette di tagliare la vite vecchia al di sopra dell’inserzione, quando sia trascorso un anno.
Altri forano la vite da parte a parte e v’introducono un tralcio di una vite vicina, il quale, pel proprio ingrossarsi e per l’ingrossarsi della vite forata, entro un anno vien rinchiuso perfettamente, e così si può staccare in basso il tralcio introdotto dalla vite d’onde deriva, e la vite innestata al di sopra dell’inserzione del nuovo tralcio.
§ 523. Per avere una vite la di cui uva sia senza granelli o semi, si fende il magliuolo per il lungo, gli si leva il midollo, indi lo si riunisce esattamente con una fasciatura e si pone in terra a metter radici.
Se vogliamo avere un gambo di vite che ci fornisca uve di diverse qualità, prenderemo magliuoli o barbatelle di diverse qualità e li racchiuderemo entro un tubetto di terra cotta, lasciando fuori da una parte il martelletto o le radici e dall’altra la cima. Questo tubo si pone a vegetare, e le pianticelle, aumentando di volume, riempiono interamente il tubetto comprimendosi le une colle altre in modo da unirsi assieme. Riconosciuta la riunione, si rompe il tubo e si taglia la parte riunita in un punto ove ci sembri più compatta; le cacciate avranno la loro parte legnosa composta da filamenti provenienti da pianticelle di diversa qualità, e così sullo stesso gambo e sullo stesso tralcio si potranno vedere diverse qualità di uva.