Traduzioni e riduzioni/Dall'Odissea/La seconda accoglienza di Eolo

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la seconda accoglienza di eolo

Quivi prendemmo la solida terra ed uscimmo per acqua,
ed i compagni cenarono accanto le rapide navi.
Quando poi furono sazi di cibo e bevanda, io con uno
sol de’ compagni, mi presi l’araldo e mi posi in cammino.
Giunsi alla splendida casa di Eolo: ve lo trovai
che banchettava coi propri figliuoli e la propria compagna.
Giunti che fummo alla casa, sedemmo di fuori, alla porta,
sul limitare: ma quelli stupirono in cuore e ci chiesero:
“Oh! come quivi, Odisseo? quale dio t’assalì non amico?
Certo con ogni premura ti demmo di che tu giungessi
alla tua terra natale, alla casa ed a ciò che t’è caro„.
     Dissero ed io dopo loro parlai con l’ambascia nel cuore:
“M’hanno cacciato nei guai i compagni malvagi ed un sonno
tristo, con loro. Ma datemi, amici, un rimedio: potete„.
Questo dicevo con molli parole tentandoli, ed essi
muti rimasero. Il padre rispose con queste parole:
“Via da quest’isola subito, o tu vituperio dei vivi:
che non è lecito a me favorire nè dare il ritorno
ad un tal uomo che in odio è davvero dei numi beati.

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Via: che tu qui se’ venuto per odio che t’hanno gli dei„.
Io rimandato così, me ne venni con gemiti gravi.