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dall’odissea di omero 75

quanto mai oro ed argento si trova racchiuso nell’otre„.
Questo dicevano ed ebbe quel tristo consiglio la meglio;
sciolsero l’otre ed i venti sbalzarono tutti nell’aria,
e la procella li prese, i compagni, e portava nell’alto
mare, piangendo, lontani alla terra natale; ma io
desto dal sonno, nel cuore incolpevole stetti dubbioso
se dalla nave gettandomi morte trovassi nel mare,
o se patissi in silenzio ed ancor rimanessi tra i vivi.
Ecco, rimasi e patii: mi nascosi, in dolor, nella nave,
steso per terra, e le navi portate da tristi procelle
dietro tornarono all’isola Eolia, gemendo i compagni.


la seconda accoglienza di eolo

Quivi prendemmo la solida terra ed uscimmo per acqua,
ed i compagni cenarono accanto le rapide navi.
Quando poi furono sazi di cibo e bevanda, io con uno
sol de’ compagni, mi presi l’araldo e mi posi in cammino.
Giunsi alla splendida casa di Eolo: ve lo trovai
che banchettava coi propri figliuoli e la propria compagna.
Giunti che fummo alla casa, sedemmo di fuori, alla porta,
sul limitare: ma quelli stupirono in cuore e ci chiesero:
“Oh! come quivi, Odisseo? quale dio t’assalì non amico?
Certo con ogni premura ti demmo di che tu giungessi
alla tua terra natale, alla casa ed a ciò che t’è caro„.
     Dissero ed io dopo loro parlai con l’ambascia nel cuore:
“M’hanno cacciato nei guai i compagni malvagi ed un sonno
tristo, con loro. Ma datemi, amici, un rimedio: potete„.
Questo dicevo con molli parole tentandoli, ed essi
muti rimasero. Il padre rispose con queste parole:
“Via da quest’isola subito, o tu vituperio dei vivi:
che non è lecito a me favorire nè dare il ritorno
ad un tal uomo che in odio è davvero dei numi beati.