Traduzioni e riduzioni/Dall'Iliade/Il leone e l'asino

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il leone e l’asino

     Giove che ha seggio nell’alto spirò la paura in Aiace:
perso ristè: si gettò sulle spalle il settemplice scudo,
esterrefatto guardò nella turba e pareva una fiera,
mentre voltavasi a tratti, scambiando di rado i ginocchi.
Come un leon di pel rosso che via dal recinto de’ bovi
cacciano e seguono i botoli e gli uomini della campagna:

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chè non gli lasciano prendere il fiore dei pingui giovenchi,
tutta la notte vegliando: ma esso che ha brama di carne
lanciasi, e lanciasi in vano, però ch’una nube di freccie
gl’imperversa negli occhi, gettate da valide mani;
svolano fiaccole accese: egli arretrane a mezzo lo slancio:
fin ch’all’aurora lontano n’andò con il cuore dolente:
ecco che Aiace così da’ Troiani, dolente nel cuore,
contro ogni voglia n’andava, però che temea per le navi.
Come d’un asino, quando a dispetto de’ bimbi in un campo
entra, il cocciuto, che molti bastoni gli rompono in dosso:
esso una volta ch’entrò tosa l’erba profonda, ed i bimbi
picchiano pur coi bastoni: ma sì! la lor forza è bambina;
e lo ricacciano a stento poichè si gonfiò di foraggio:
simile Aiace, l’eroe Talamonio, a quell’ora i Troiani
d’animo forte e gli Aiuti adunati da terre lontane,
l’aste avventandogli a mezzo lo scudo, seguivano sempre.