Torino e suoi dintorni/Capitolo terzo/III

Capitolo terzo - III

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III. — FABBRICHE MILITARI.


R. Arsenale e sue dipendenze (Via dell’Arsenale). ― Ampia ed insigne mole è l’arsenale di Torino, e fra le opere di architettura militare d’alta importanza. Carlo Emanuele II ne incominciò la fabbrica, avendone trasferita la fonderia de’cannoni, che era in piazza Castello ne’casamenti che ingombravano la piazza reale. Vittorio Amedeo II la continuò: Carlo Emanuele III la riformò sul disegno del comm. De Vincenti, capo del corpo reale d’artiglieria. Fu proseguita ai tempi di Vittorio Amedeo III e di Carlo Felice. Manca tuttavia la porta d’ingresso ed un lato del maestoso cortile, in mezzo al quale sorge il monumento in bronzo eretto a Pietro Micca (Vedi pag. 18), fuso dal Conterio, d’ordine di Carlo Alberto.

Nell’arsenale si contengono, e da esso dipendono, tutti gli stabilimenti necessari alla fabbricazione del materiale di guerra ed all’istruzione degli artiglieri, cioè:

Officine di costruzione. Occupano ampi e spaziasi locali, destinali per gli operai in ferro e per quelli in legno. Sono connessi all’ufficio della direzione la sala dei modelli, fra cui si distinguono quelli degli affusti e carri dell’artiglieria piemontese, delle barche e carri di barca dell’equipaggio de’ ponti ad uso piemontese, ecc. È degna di osservazione la officina delle macchine, le quali sono mosse dal vapore.

Manifattura e sale d’armi. In questo stabilimento si fabbricano tutte le armi portatili che servono alle regie truppe di terra e di mare, cioè, fucili, moschetti, pistole, lancie, sciabole, spingarde, carabine per bersaglieri. Le primarie officine sono nell’arsenale e nella fabbrica di Valdocco, distante mezzo chilometro circa dalla città, i cui lavori vengono ricevuti nell’arsenale.

Le sale entro cui si conservano le armi fabbricate girano quasi per intero il primo piano. Vi si ascende per un ampio scalone, il quale mette ad un bellissimo atrio che dà adito in dette sale. Ogni sala [p. 83 modifica]è divisa in tre scompartimenti da due file di pilastri intorno a ciascuno de’quali lo armi trovansi collocate su eleganti castelli, disposte in bella simmetria.

Fonderia de’cannoni. Si compone della fonderia propriamente detta; dell’officina dei modellatori; della sala de’modelli; dell’officina dei trapani e di quella dei cesellatori.

Biblioteca. Fondata nel 1822 dal re Carlo Felice: contiene più migliaia di volumi fra le più accreditate opere militari, trattati di matematica, scienze naturali, astronomia, geografia, opere tecnologiche, ecc., e i ritratti de’ varii comandanti il r. corpo d’artiglieria. Una sala annessa alla biblioteca contiene tutti i modelli che sin qui si sono potuto raccogliere delle armi portatili a selce, e a percussione, e delle armi bianche in uso ne’paesi stranieri.

Gabinetto di fisica. Contiene 600 macchine circa; serviva per l’istruzione dei cadetti di artiglieria prima dell’erezione della reale accademia militare.

Laboratorio chimico-metallurgico, fondato nel 1757 dal cav. Nicolis di Robillant. In questo laboratorio si procede all’analisi di tutte le materie riflettenti l’artiglieria, come nitri, zolfo, ferro, piombo, stagno, rame ecc., ed ivi si collaudano. Il laboratorio è fornito riccamente di forni, utensili, macchine, ecc. Conserva pure una collezione di 2,305 minerali del regno, ivi stati analizzati.

Gabinetto mineralogico. Si trova in questo gabinetto una collezione oristognostica di 1,100 campioni di minerali per lo studio della mineralogia; una completa collezione di modelli di cristallizzazione; la collezione statistica geognostica del ducato di Genova.

Laboratorio de’bombardieri. A ponente dell’arsenale, sulla stessa linea, verso lo spianato della cittadella sorge questo edificio destinato alla costruzione delle munizioni ed artificii da guerra, non che all’istruzione de’bombardieri e cannonieri.

R. fabbrica a polveri e raffineria de’nitri. Situata nel sobborgo di Dora, detto del Pallone, resa famosa pel recente deplorabile scoppio nella fabbrica suddetta, ch’ebbe a costare tante vittime, e per cui si è pronunciata così altamente la carità de’piemontesi venuti in soccorso de’molti sventurati colpiti dall’infortunio1. [p. 84 modifica]Fucina delle canne. Situata nella regione di Valdocco; particolarmente ordinata per la fabbricazione delle canne delle armi portatili da fuoco d’ogni specie.

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Cittadella (Viali della Cittadella, in fondo alla via di Santa Teresa). — Una delle prime inalzate in Europa. Consiste in un pentagono bastionato capacissimo di difesa; unico avanzo dello fortificazioni di Torino. Delineata dal celebre architetto Francesco Pacciotto d’Urbino, fu cominciata nel 1564 dopo la battaglia di S. Quintino. Nel marzo 1568 Emanuele Filiberto vi fece condurre cannoni, armi e munizioni.

Per edificare questa fortezza si adoperarono materiali giacenti a mucchi, dopo le demolizioni ordinate dai francesi; le mura di difesa vennero riempiute di rottami di monumenti, colonne, lapidi e statue romane Se questo edifizio militare, il quale ha ora perduto la sua importanza strategica, venisse demolito, potrebbe la città nostra arricchirsi di preziosi tesori d antichità ivi sepolti e dimenticati.

Varcate le oblique opere esteriori e il lungo ponte, vedi torreggiare robusto e nereggiante il mastio, che servì altre volte di prigione di Stato, testimonio di lunghi dolori. Varcato il portone, che corre sotto al mastio, si vede la camera ove dormì Pio VI quando fu tratto in esigilo; e di prospetto della mezzaluna, a ponente, il luogo dove Pietro Micca compì l’eroico sacrificio.

Nel 1748 mancava di vita nella cittadella il celebre avvocato Pietro Giannone di Napoli, che era ivi tenuto prigione. Nel 1833 vi veniva rinchiuso il sommo filosofo Vincenzo Gioberti; e diciassette anni dopo, nel giorno stesso, monsignor Luigi de’ marchesi Fransoni, arcivescovo di Torino, al quale (come osserva l’abate Casalis) toccò abitare una camera posta precisamente sotto a quella in cui stette prigione il Gioberti.

Una delle rarità non solo della cittadella ma dell’Italia era la superba cisterna così vasta e con bell’arte disposta, che i cavalli per opposta rampa scendevano all’abbeveratoio e risalivano. Tale cisterna fu dagli austriaci nel 1800 riempiuta di cadaveri e convertita in sepolcro.

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Quartieri a Porta Susa (Via de’Quartieri). — Decantate un secolo fa, come le prime d’Europa, erano le due caserme di porta Susina, ideate dal Juvara nel 1700. Il conte di Borgaro disegnò più tardi la facciata di quella che guarda sopra la via di Doragrossa. [p. 85 modifica]Trovansi partite in due quartieri di S. Celso e S. Daniele, formano una piccola piazza decorata di portiti, di bella architettura, e sono capaci di 2,500 persone.

Quartiere di cavalleria (Via della Zecca). — Ragioni locali impedirono di farlo perfetto. Se ne lodano le scuderie, le scale e le cavallerizze, lunghe m. 60, col tetto sopra armatura di legno ed archi di nuovo genere che le sorgono rimpetto.

Quartiere delle guardie del Corpo (Via di Po). — Il più grandioso di tutti. Occupa l’area su cui sorgeva il convento degli antoniniani; edificato d’ordine del re Vittorio Amedeo III.

Note

  1. Al nome di questa fabbrica andrà associato fino a che duri la memoria di un’azione generosa, il nome di Paolo Sacchi, artigliere, che arrischiando la propria vita salvò Torino da maggiore eccidio il dì 26 aprile 1852.