Topografia statistica dello Stato pontificio - Parte prima - Roma/Prefazione

Prefazione

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Dedica Governo dello Stato pontificio
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PREFAZIONE DELL’AUTORE




Per quanto posso nelle mie deboli forze, quì ti presento, o Lettore benevolo, il nostro suolo benedetto come è, come il vidi, non avendo forse altro pregio queste mie descrizioni, se non che la reale, la pura verità. Se tu dunque cortese mi siegui, ora ti trasporterò colla lettura sovra ubertose colline lussureggianti di olivi e di fruttèti; or meco camminerai, come è il più di nostra vita, per aspri dirupi, o tra feraci campagne divise da limpide fiumane. O dagli alti monti in vaghissimo panorama scorgeremo insieme lontane profonde vallèe, ubertosi pascoli, solitarii romitaggi, boscaglie, e i rosèti, i giardini, le peschiere, le fonti, e gli ameni colli disparsi di borghi deliziosi, di città popolate, ed altre posizioni le più gioconde, ove sembra che v’abbia sede continua ridente primavera. O infine vedrai da lungi splendere l’aurora sulla placida marina, o sulle distanti turchinicce montagne, e il nascente sole che imperla i roridi prati; tal che lo sguardo tuo incantato nel vezzeggiare la variata leggiadrìa della Natura che ti para innanzi la più gaja e magica vista, palpiterai divoto nell’ammirare questo nostro ciel sereno, cotanto abbellito dal sorriso della Divinità. Soffermandoti nelle incivilite contrade, osserverai pur meco se nei diversi luoghi sianvi o no la pura fonte del bene; la Istruzione pubblica cioè, da ove scaturisce l’educazione, madre di quella virtù, che origina la prosperità verace del popolo: come la sventura va ben di sovente appresso gli animi non colti, ineducati. Vedremo non meno, poichè il carattere delle popolazioni risente l’influsso degli elementi topografici in mezzo ai quali esse vivono, come a cagion sua, del clima diverso, dell’aria cioè, dei fiumi, paludi e mare sull’uomo sano ed infermo, di preferenza sviluppansi in un paese certune malattie d’indole tutta particolare, piuttosto che altre, e come quindi diversa essere ancora ne deve la di loro medèla. Quanto varia Roma da Abaukir in Egitto! E le febbri popolari spesso uccidono più a causa del cattivo metodo di trattarle, di quello che in ragione di un loro carattere deleterio particolare. Additando io infine in [p. vi modifica]quest’Opera, alla sfuggita però, le cose più rare che nel nostro bel paese s’incontrano, e le acque minerali e potabili che vi sono, gli stabilimenti di beneficenza pubblica, varii Santuarii, le Accademie, le prime Biblioteche, v’indico pure il numero degli abitanti, il quale come ognuno sà, è più copioso mai sempre ove l’incivilimento giunge ad alto grado; s’egli è vero, che questo consiste in una certa perfezione di Leggi, e di costumi, che tende a favorire la coltura delle arti utili, il commercio, l’industria e tutte le scienze. Nè intralascio qualche nozione, a salto, sulla Maestra della vita (la Storia), che tesoro d’esperienza, cotanto ci educa, affine altri s’invoglino a seguire le gesta dei nostri virtuosi antenati, e s’infiammino d’amore della terra natìa, detestando le azioni di alcuni, i quali lasciarono di essi esecrazione soltanto. E siccome ben grande è l’influenza dei Venti nel produrre le infermità diverse, anderemo almen di volo considerando la Metereologia di alquanti paesi, la di loro latitudine e longitudine, in modo che alla perfine ben ci persuaderemo che gli atmosferici istantanei sbilanci, e la incostanza del clima, e della temperatura, dan luogo allo sviluppo di certune periodiche e reumatiche affezioni e ad altri malanni diversi, erroneamente attribuiti alla sola così detta dal volgo aria cattiva o malsana. Di Orografia, cioè dei monti ti parlerò pure assai breve; imperciocchè inutil sarìa a te ripetere essere la più alta europea montagna il monte Bianco nelle Alpi pennine tra il Piemonte e la Savoja 14800 piedi di sovra il livello del mare, tutto recinto di eterne ghiacciaje; Dawalagiri in Asia nel Tibet 24769 piedi elevato, il più alto della Terra; e che S. Bernardo in Piemonte, cui innalzasi pure piedi 7700 è la più alta abitazione d’Europa. Piuttosto man mano che vedremo i paesi diversi, ascenderem noi allora nei prossimi Appennini, la cui linea è di circa 600 miglia, e tale ci comporteremo sulla Potomografia, o parlando delle valli, fiumi, paludi, e laghi. Nè dei paesi diversi scorderò il più delle volte quale siasi l’orizzonte; quella linea fin dove giunge la vista, e ove la terra par che confini col cielo; poichè angusto è in alcuni luoghi, e melanconico; amplo, meraviglioso altrove, e sì che anche per egli pien di luce piovendo nell’anima i più puri torrenti di vita, vien’essa trasportata a contemplare estatica dei numeri eterni la soave armonia. Ti dirò in ultimo quali siano le abitudini di alcuni popolani, la sobrietà loro, la nettezza, e tutt’altro che direttamente riguarda la pubblica incolumità, e la fama non peritura di chi più d’altri seppe non meno segnalarsi in scienze, lettere, ed arti. Nè dimentico ancora i più piccoli [p. vii modifica]paesi; mentre se essi come le Nazioni, e persino gli uomini hanno un carattere di originalità, e molte cose proprie che possono ammaestrarci; tale le più oscure villerelle presentano talvolta alcune sublimi naturali cose, che non esistono forse nelle città più cospicue ed opulenti. — Sincero, nel corso dell’Opera ti dirò se talun’Autore mi servì in qualche fiata di guida, o se m’ebbi altri lumi dalla altrui gentilezza. In mezzo alle più crude difficoltà, fra i disastri, le insolazioni, e la neve, io andetti pien di vivo volere raccogliendo quel ben poco, che sotto gli sguardi oggi quì miri. Me felice, se qualche mio pensiero disparso nel presente mio povero scritto, servirà a te nel leggerlo di sollievo, o ti renderà in alcune cose più guardingo nei sogni del viver tuo, innanzi che a tuoi desirii inesplebili, sopraggiunga doloroso e acerbo il disinganno!