Supplemento alla Storia d'Italia/LXXVIII

LXXVIII - Bonaparte si duole con Carnot delle dicerie sparse sul suo conto: gli espone la situazione dell’armata in Italia, e gli accenna le ulteriori operazioni

../LXXVII ../LXXIX IncludiIntestazione 8 ottobre 2009 75% letteratura

LXXVIII - Bonaparte si duole con Carnot delle dicerie sparse sul suo conto: gli espone la situazione dell’armata in Italia, e gli accenna le ulteriori operazioni
LXXVII LXXIX



[p. 154 modifica] [p. 155 modifica]

Verona, li 9 piovoso anno 5 28 Gennaio 1797)


LXXVIII - Al Cittadino Carnot membro del Direttorio esecutivo.


Ho ricevuto la vostra lettera, mio caro cittadino, sul campo di battaglia di Rivoli. Ho avuto pietà di tutto ciò che si va spacciando su la mia persona. Ciascuno mi fa parlare secondo la propria passione. Io credo d’esser da voi abbastanza conosciuto, perchè possiate esser convinto che non vi ha chi possa su di me esercitare alcuna influenza. Io mi son sempre compiaciuto de’ contrassegni di amicizia che avete dati a me, e a tutti i miei, e ne avrò per sempre nell’animo una vera riconoscenza. Vi han degli uomini per li quali l’odio è un bisogno, e non potendo essi mettere a socquadro la Repubblica, ne traggon consolazione dal seminar da per tutto ove han poter di operare, la disunione, e la discordia. In quanto a me, dican pur ciò che vogliono, non giungeranno mai a denigrarmi; la stima di pochi uomini come voi, la stima dei miei camerati, e del soldato, qualche volta anche l’opinione della posterità, e sopratutto il sentimento della mia coscienza, e la prosperità della mia patria, sono le sole cose che m’interessano. Due divisioni dell’armata sono al presente in Bassano; il nemico, per quanto mi si assicura, evacua Trento; Mantova siegue ad essere strettamente bloccata. Il Barone di San Vincenzo il giorno 4 è partito da Trento per Vienna. Il 15 noi bombarderemo Mantova. Colli, che comandava l’armata austriaca in Piemonte, è sbarcato in Ancona con alcuni officiali, e sotto-officiali austriaci, ed ha già passato a rassegna l’armata papale. Quando questa mia lettera sarà nelle vostre mani, già una delle nostre divisioni avrà attaccato quest’armata. Ho scritto al cittadino Cacault di abbandonar Roma senza perder tempo: non si può aver la minima idea dei cattivi trattamenti che egli ha provati per le manovre di quei preti.

Attendo sempre con impazienza Villemanzy. Deniè non fa più nulla: Leroux lo rimpiazzerà provvisoriamente. Tutti gli officiali austriaci, generali ed altri, [p. 156 modifica]a’ quali ho partecipato l’error commesso dalla Corte di Vienna, che nelle conferenze avute col General Clarke ha mostrato non voler riconoscere la Repubblica, se ne sono altamente indignati. L’opinione pubblica in Vienna è molto contraria a Thugut. Vi prego di far premura a Truguet per l’invio di alcune fregate nell’Adriatico. La vanguardia delle truppe, le quali mi prevenite che verranno dal Reno, non è ancor giunta a Lione; da Lione a Verona ci sono ventotto giorni di marcia. Oggi siamo al 9 piovoso, perciò non è sperabile che prima del 9 ventoso possa trovarsi qui un solo battaglione di quelle colonne inviate dal Reno. Di 10,000 uomini, che da gran tempo mi si avvisò esser partiti dall’Oceano, appena 1,800 che formano la sessanta-quattresima mezza brigata, sono arrivati. Da Vienna a Trento non vi sono che trenta giorni di camino; da Vienna alla Piave, cioè a dire presso a Bassano, ve ne voglion di meno. Ho scritto alla Tesoreria su l’indecente condotta, che ha tenuta con la Compagnia Flachat. Questa gente ci ha fatto infinito nocumento portando seco cinque milioni, e mettendoci per ciò in una situazione la più critica. Per quanto a me spetta, se essi verranno nel circondario dell’armata, li riterrò in prigione, sino a che non abbian restituito all’armata i cinque milioni che le hanno involati. Non solamente la Tesoreria non pensa a far pagare il presto all’armata, e a farla provvedere di tutto ciò di che ha bisogno, ma inoltre essa protegge i furfanti, che vengono all’armata per ingrassarsi. Temo molto che costoro non sieno più nemici della Repubblica che le Corti di Vienna, e di Londra. Voi rileverete dalla lettera che scrivo al Direttorio, che noi abbiam fatto altri 1,100 prigionieri nei due combattimenti di Carpenedolo, e d’Aviò. Tra poco saremo in Trento; io fo conto di starmene in questa parte del Tirolo, e lungo la Piave sino a che giungeranno le forze, delle quali mi palate. Subito che esse saranno arrivate, andrò ad occupar sollecitamente Trieste, Clangenfurt, e Brixen, ma è necessario per queste operazioni che mi giungano i 30,000 uomini, che mi avete annunciati.

Vi sarò tenuto se col primo corriere mi darete notizie [p. 157 modifica]su la spedizione d’Irlanda, sopratutto se fossero cattive; perchè, appena che si avesse qualche svantaggio, non si mancherebbe di esagerarlo per cento.