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rore il vostro trattato di pace. Questo appunto è ciò che dà alla politica di Napoli quel viso bifronte.
Al presente un Inglese, come ogni altro straniero, non ottiene qui passaporto per andare a Napoli, che dopo molte difficoltà: egli trova lungo la strada dieci corpi di guardia dove questo passaporto debbe esser vistato; in quello ch’è più vicino alla capitale si fa smontare il viaggiatore di vettura, se gli visitano le tasche, e se ne prendono tutte le carte; giunto in Napoli egli le reclama, ma sovente si trovan perdute; egli ricorre al suo Ministro, non vi è agente straniero che osi mescolarsi in queste sorti di affari; anche quello d’Inghilterra ha rinunciato a far reclami per li suoi individui, perchè non vuole sagrificare a simili dispute l’interesse maggiore, ch’è quello d’aver nelle due Sicilie le provvisioni per le flotte. L’organizzazione di una Repubblica Italiana ne’ paesi da noi conquistati mette in furore e in disperazione tutti i gabinetti d’Italia. La nostra dominazione assicurata con tale mezzo in questa bella contrada, ci fa odiare all’ultimo eccesso da’ nobili, e dal Clero superiore: essa può procurarci un partito incomparabilmente più forte, cioè quello del popolo; ma tutti temono di esser da noi abbandonati, e ciò fa che la nostra sorte sì rimane indecisa in questa penisola dove tutto dipende dall’impedirvi l’entrata de’ Tedeschi. Le buone disposizioni ad organizzarsi in Repubblica, e la straordinaria armonia degl’Italiani, ci promettono una nuova armata repubblicana; ma si prosiegue a far tutto tremando; tutto sembra subordinato alle negoziazioni cominciate, e regna ancora da una parte un timido sentimento di confidenza in noi, e dall’altra il furore il più deciso de’ nostri nemici. E’ importante che si giunga ad una situazione meglio determinata.
Cacault.