Sull'incivilimento primitivo/Parte X

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X.


E primieramente dovremo osservare che gli orgogliosi scrittori di Grecia, non potendo interamente cancellare i monumenti e le tradizioni lasciate loro dai Pelasgi, asserirono senza amore del vero esser questi formati da alcune tribù nomadi d’incognita provenienza, e fantasticando menzognere poesie, li dissero un popolo maledetto dagli Dei, non so per qual misfatto, e da questi condannato ad essere eternamente ramingo in Asia, in Africa ed in Europa. Fortunatamente però lo spirito religioso di alcuni tra essi ci tramandava la risposta che i sacerdoti del tempio di Dodona, il quale era un sacrario di origine pelasgica, aveano dato ad alcuni di quei derelitti, i quali chiedendo all’oracolo ove poteano sperar di ritrovare un riposato asilo, ne aveano in replica: «Ritornare nella loro patria primitiva fra i Tirreni, ove avrebbero avuto pace, impero e dovizie». Ecco adunque che un oracolo di Grecia diceva altamente a chi volea comprenderlo chi fossero i Pelasgi e donde essi venissero. Come oppugnare un tal fatto?

[p. 36 modifica]I monumenti pelasgici e gli antichi oggetti che giornalmente ritrovansi in ogni parte d’Italia ascosi nelle sue sacre viscere e così protetti dalle rapaci voglie dei più crudeli invasori, presentano tal congegno di manufatto da esser in molti casi d’incomparabile imitazione; le figurine ed i gioielli dell’epoca arcaica etrusca ti fanno ben riconoscere esser quelli oggetti prodotto di civilissimo popolo. Noi conosciamo già quanto dovesse esser civilizzata Italia nell’epoca antistorica; perchè dovremmo supporre esser quegli oggetti pelasgici ed arcaici prodotti di Oriente? Perchè non dovremmo crederli di un carattere esclusivamente italico? Non abbiamo dalle storie e dalle stesse tradizioni di Grecia ampia notizia sulla parte dell’umano sapere a cui ha diritto Italia fin dai più remoti tempi?

Noi sappiamo che l’italico Giano imperò in Italia dopo la cacciata di Saturno (Macrob., lib. I, cap. 7, 8, 9) (14 secoli prima nell’èra volgare e 3 avanti la presa di Troia); e al quale si attribuisce la conquista delle Indie sotto il nome di Bacco o Iacco, e che fu il primo sovrano che battesse moneta; la greca civiltà cercava fra i Locresi d’Italia l’origine delle sue leggi; Dicearco da Messina scrisse tanto sapientemente sulla scienza dei governi che gli Spartani vollero nel pretorio annualmente letti ai giovani i suoi scritti; si crede che fossero i Toscani i primi inventori dell’àncora e dei rostri come ancora dell’arte della guerra e della disposizione degli eserciti: Atisteo, che credesi l’inventore del cacificio e della coltura delle api e degli ulivi, visse in Sicilia ed in Sardegna; la macina da grano fu inventata dai [p. 37 modifica]Volsinei; i più antichi architetti che si conoscano sono Dedalo ed Orione, i quali sono italiani. Dice Pausania che i costruttori della ròcca di Atene, il più antico monumento di Grecia, fossero Agrola ed Iperbio, di cui sapeva soltanto che erano nati in Sicilia; e convien rammentare che Atene fu fondata da’ Pelasgi. Toscano dicesi il più antico ordine architettonico; in Toscana ebbe origine l’arte di gittare i bronzi, e quella d’incidere le gemme. Zeusi che portò si alto la pittura nacque in Eraclea di Sicilia, suo maestro fu il siciliano Demofilo; dicesi che Omero stesso andasse in Grecia dalla Toscana. Simonide, che aggiunse quattro lettere all’alfabeto greco, visse, scrisse e morì in Siracusa di Sicilia; Pitagora appartiene all’Italia ed a’ suoi seguaci italiani devesi la distribuzione della sfera celeste, la sfericità della terra, del sole, degli astri, la cognizione dell’obliquità dell’eclittica, della cagione della luce lunare, dell’eclissi, della natura e del corso delle comete, e dell’uso di quelle cifre che malamente sono denominati numeri arabici; Iceta Siracusano fu scopritore del fatto del movimento della terra intorno al sole; il siciliano Empedocle fu il primo a dedurre dalla concordia o discordia degli elementi le cause regolatrici del mondo. Siciliano era per certo Archimede, quegli che pose le prime fondamenta di quasi tutte le scoperte che l’età nostra tenta di perfezionare. Alcmeone di Crotone fece le prime investigazioni anatomiche sugli animali: l’Etruria fu celebre per l’origine dei rimedi. I Marsi aveano somma perizia nell’efficacia dell’erbe. Democede italico introdusse pel primo la medicina alla corte di Dario Istaspe. Corace e Tisia, siciliani, [p. 38 modifica]sono i primi oratori di cui si abbia memoria. Lisia e Gorgia che furon considerati dai Greci istessi quali Iddii dell’oratoria erano nati in Italia; la commedia ebbe origine in Italia e fu il siciliano Epicarmo quello che la perfezionava. In Sicilia ebbe origine il carme bucolico, che Teocrito, Mosco e Bione, tutti siciliani, portarono al sommo dell’eccellenza. Arione che inventò il ditirambo dall’Italia andò a Corinto; si legga in fine Pindaro e si vedrà a qual popolo appartenessero i suoi lodati vincitori del circo.