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ma edificare, a trovare la verità storica dell’intero incivilimento antico, il quale in oggi poggia sulle più strane anomalie, avendo noi senza principio la storia di Europa, e ricolma di favole quella delle nazioni antiche delle altre parti del mondo. In quanto a me accetto tal opinione, e credo che non solo molto si debba penare per essere indotti a propugnarla, ma poco occorra per andar convinti della sua verità.


X.


E primieramente dovremo osservare che gli orgogliosi scrittori di Grecia, non potendo interamente cancellare i monumenti e le tradizioni lasciate loro dai Pelasgi, asserirono senza amore del vero esser questi formati da alcune tribù nomadi d’incognita provenienza, e fantasticando menzognere poesie, li dissero un popolo maledetto dagli Dei, non so per qual misfatto, e da questi condannato ad essere eternamente ramingo in Asia, in Africa ed in Europa. Fortunatamente però lo spirito religioso di alcuni tra essi ci tramandava la risposta che i sacerdoti del tempio di Dodona, il quale era un sacrario di origine pelasgica, aveano dato ad alcuni di quei derelitti, i quali chiedendo all’oracolo ove poteano sperar di ritrovare un riposato asilo, ne aveano in replica: «Ritornare nella loro patria primitiva fra i Tirreni, ove avrebbero avuto pace, impero e dovizie». Ecco adunque che un oracolo di Grecia diceva altamente a chi volea comprenderlo chi fossero i Pelasgi e donde essi venissero. Come oppugnare un tal fatto?


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