Sull'incivilimento primitivo/Parte III

Parte III

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III.


Fin ora non furon trovati oggetti appartenenti alla civilizzazione anteriore all’epoca degli ultimi cataclismi sofferti dalla terra, sui terreni terziarii, e però possiamo supporre che l’uomo si mantenesse lungamente in istato semiselvaggio sopra i terreni primitivi; relativamente tardi egli discese nei terreni di recente formazione, e però la penisola italica dovette essere fra le ultime popolate dall’uomo, il quale in pria si fermava sugli alti Appennini centrali, e finalmente scendeva alle belle pianure che li contornano, le quali pian piano eran scoperte rigogliose di vita dal mare che si ritirava. Qui giunto l’uomo dovette trovarsi per certo fra tutti quelli elementi che potevano migliorare la sua esistenza: la terra, il cielo e l’aria italiana davangli germe di vita, ne sviluppavano l’intelligenza e ne formavano quel frutto quasi spontaneo di questa nostra bella patria, l’uomo civile; il quale adoperando le arti e coltivando il suolo ubertoso si appropriava immense ricchezze incognite all’uomo primitivo abitatore delle foreste e dei monti. Qui però egli si trovò circondato dai più maravigliosi fenomeni che possa offerire una natura commossa, mentre i terremoti, le inondazioni ed i vulcani mettevano sossopra quella terra appena surta dalla sua formazione; e perciò quest’essere debole dovette per necessità diventarvi superstizioso; non avendo potuto per le diverse generazioni e per i lunghi disagi sofferti mantenere la religione [p. 15 modifica]tradizionale, si formò una teogonia propria e naturale, onde divinizzava quelli che arrecavangli un bene reale; adorava il principio generatore del mondo e dava con la immortalità dell’anima un premio al bene ed una pena al delitto. Con un popolo postosi in tali condizioni naturalmente il sacerdozio dovette presiedere ai destini di tutti, ed in vero la casta sacerdotale era imperante per ogni dove in Italia nelle epoche conosciute; sapendo con fine sagacia, con peregrina scienza e con sapienti leggi formarvisi un impero possente, il quale se è a noi istoricamente incognito, ci si svela bastantemente nei monumenti che ci lasciava e nelle memorie che di esso ci tramandarono gli scrittori greco-romani, i quali spesso ne parlano come di un’epoca in cui era un’antichissima civiltà italica della quale di già allora erano smarrite le traccie. Perchè dunque voler forzatamente rendere di straniera origine la prima civiltà italiana? Perchè non dovremmo al contrario considerarla qui soltanto autonoma? Perchè non dovremmo accettare l’opinione dell’egregio e dottissimo Mazzoldi il quale con grande apparato di accurata dottrina afferma esser dessa non importata in Italia, ma da essa esportata? E primieramente vediamo qual epoca devesi assegnare per i primi vagiti della civiltà nei vari paesi dell’antichità.