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zionale, si formò una teogonia propria e naturale, onde divinizzava quelli che arrecavangli un bene reale; adorava il principio generatore del mondo e dava con la immortalità dell’anima un premio al bene ed una pena al delitto. Con un popolo postosi in tali condizioni naturalmente il sacerdozio dovette presiedere ai destini di tutti, ed in vero la casta sacerdotale era imperante per ogni dove in Italia nelle epoche conosciute; sapendo con fine sagacia, con peregrina scienza e con sapienti leggi formarvisi un impero possente, il quale se è a noi istoricamente incognito, ci si svela bastantemente nei monumenti che ci lasciava e nelle memorie che di esso ci tramandarono gli scrittori greco-romani, i quali spesso ne parlano come di un’epoca in cui era un’antichissima civiltà italica della quale di già allora erano smarrite le traccie. Perchè dunque voler forzatamente rendere di straniera origine la prima civiltà italiana? Perchè non dovremmo al contrario considerarla qui soltanto autonoma? Perchè non dovremmo accettare l’opinione dell’egregio e dottissimo Mazzoldi il quale con grande apparato di accurata dottrina afferma esser dessa non importata in Italia, ma da essa esportata? E primieramente vediamo qual epoca devesi assegnare per i primi vagiti della civiltà nei vari paesi dell’antichità.



IV.


Possiamo facilmente comprendere qual fosse lo stato della società greoa, italica e licia nell’età anteriore alla guerra troiana, mentre Omero descrivendo