Sull'incivilimento primitivo/Parte IV
Questo testo è completo. |
◄ | Parte III | Parte V | ► |
IV.
Possiamo facilmente comprendere qual fosse lo stato della società greoa, italica e licia nell’età anteriore alla guerra troiana, mentre Omero descrivendo maravigliosamente questa, per l’epoca relativamente moderna che istorieggia, ci presenta una civiltà tanto barbara che non trova riscontro nei più arretrati popoli moderni. I costumi greci son quasi selvaggi; le battaglie dell’Iliade sono ricolme di episodi orribili, l’Ellade era divisa in infinite moltitudini di piccoli villaggi popolati da pastori, di cui ciascuno avea un re ed un senato, ma qual re, quai senatori!... Il regno di Ulisse era sulla marina; le sue ricchezze erano mandre di capre e di maiali, i di cui custodi formavano il popolo, i padroni il senato. Menelao avea arricchito il suo regno depredando per otto anni qual corsaro la costa asiatica e l’affricana. Anchise, padre d’Enea e del regio sangue di Priamo, era un pastore dell’Ida. Omero dice che Podarce nel vantar le sue ricchezze le dice riposte nelle molte pecore; Ulisse da se stesso costruivasi una lettiera di legname; Achille squarta l’uccisa bestia colla sua spada e di sua mano infigge le incise carni nei spiedi, mentre Patroclo appresta la caldaia. Il vitto, il vestiario, le abitazioni, le consuetudini, l’avarizia e la durezza dell’animo di questi regi, tanto ben descritti nei medesimi poemi d’Omero, sono di una povertà e di una barbarie straordinaria. Le abitazioni reali erano per lo più in legname, tranne quelle d’alcune poche città ov’erano giunti i Ciplopi od i Pelasgi, i quali erano stranieri. Nonostante il contatto di costoro, che per giungere in Grecia dovettero traversare il mare e però conoscere la navigazione, questa era colà nell’infanzia all’epoca descritta da Omero; dieci lunghi anni furono necessari a’ suoi barbari eroi per preparare parte delle navi che non doveano essere di bella costruzione ed i nocchieri non dovettero essere ben atti al mestiere, mentre giunti colà ove non trovarono nemici marittimi da combattere, i più arditi durante gli ozii dell’assedio si spinsero a piccole distanze a corsaleggiare le coste lidie sembrando loro far lunghi viaggi; e dopo l’espugnazione di Troia, pochi furono i vincitori che sapessero ridursi in patria, benchè conservassero intatto il naviglio e meglio conoscessero quello stretto mare. Dispersi alla ventura, tutti allegarono essere espiazione di antiche colpe quello che non era che imperizia del navigare; infatti essi dicevano esser la Grecia divisa dall’Egitto per un immenso mare, che non avrebbe potuto varcarsi in un anno da un augello; infinite chiamavano le onde che separavan la Grecia dall’Italia. I Pelasgi son pei Greci incogniti stranieri; Inaco, Cadmo e Danao giungevano in Grecia da estera terra; come credere adunque ad una civiltà greca autottona e primitiva?