Sui confini della scienza della natura/Note 2
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NOTE
(1) Questo «Ignorabimus» è lo stesso che la biologia di Berlino vuol tirare come un catenaccio davanti al progressivo sviluppo della scienza. Questo «Ignorabimus» è l’«Ignoratis» dell’infallibile Vaticano e dell’«Internazionale nera» da esso guidata, quella schiera di malaugurio contro la quale adesso la moderna umanità civile ha finalmente incominciata la lotta per la coltura. In questo combattimento spirituale... stanno da una parte sotto la luminosa bandiera della Scienza: Libertà di pensiero e Verità... dall’altra parte sotto la bandiera nera della Gerarchia: Schiavitù di pensiero, e Menzogna» Ernest Haeckel. Antropogenia o Storia dello sviluppo dell’uomo Leipzig 1874. p. 7 e segg. 3ª ed. 1877, p. 15 e segg.
(2) Cfr. il Discorso su La Mettrie nelle Relazioni mensili ecc. 1875. p. 104-105; Discorsi ecc. 2ª ed. V. I, p. 531.
(3) V. sopra. Nota 37.
(4) «Un epilogo come prefazione alle nuove edizioni della mia opera: «L’antica e la nuova fede». Opere riunite di David Friederich Strauss ecc. Con introduzione ecc. di Eduard Zeller V. VI Bonn 1876, p. 267.
(5) V. sopra p. 100
(6) Ernst Haeckel, La peregenesi del plastidulo o la produzione delle onde delle particelle di vita. Tentativo di interpretazione meccanica degli elementari processi vitali. Berlino 1876, p. 38-39.
(7) La Mettrie, Relazioni mensili ecc. 1875, p 101-102; Discorsi ecc. 2ª ed. V. I, p. 527-528.
(8) Anche il sig. von Nägeli crede all’animazione e ai movimenti volontari delle molecole. V. la sua conferenza «I limiti della conoscenza naturale scientifica» tenuta a München il 20 Settembre 1877 nella seconda seduta plenaria della 50ª convocazione dei Naturalisti e Medici tedeschi, a confutazione del mio discorso di Leipzig. Nel giornale delle convocazioni. Supplemento. Settembre 1877, p. 16, anche in appendice alla «Teoria meccanica-fisiologica della dottrina della discendenza» München e Leipzig, 1881. p. 597.
(9) Gustav Kirchhoff «Letture di fisica matematica. Meccanica» Leipzig 1876 p. 3-1.
(10) Natura: settimanale illustrato di Scienza. V. Vº. p. 81 (Nov. 30, 1871). V. XIX, p. 288 (Gen. 30 1879). Cfr. il mio Discorso sul sentimento nazionale nelle Relazioni mensili ecc. 1878, p. 241 e segg.; Discorsi ecc. 2ª ed. V. 1. p. 673 e segg.
(11) P. G. Tait. Letture su alcuni recenti progressi della scienza fisica, con una Lettura speciale sulla Forza, 3ª ed. riveduta. Londra 1885, p. 294 e segg. La teoria del vortice è stata recentemente allargata da J. J. Thomson (Il movimento dei giri vorticosi. Londra 1883). Cfr. Osborne Reynolds in: Natura. Dic. 27 1883. V. XXIX N. 739 p. 193.
(12) Cfr. il mio Discorso: Darwin versus Galiani. Relazioni mensili ecc. 1876. p. 400; Discorsi ecc. 2ª ed. V. I, p. 557.
(13) G. G. Leibnitii Opera philosophica ed. Erdmann. Berolini 1840. V. IV, p. 208. Risposta alle riflessioni... del sig. Bayle; p. 463 (Commentativo de Anima Brutorum V. IV).
(14) Le opere di John Locke in dieci volumi. 11ª ed. V. III. Londra 1812 p. 55-56.
(15) Leibnitii Opera ecc. l. c. p. 375-376. Cfr. p. 185-203.
(16) Leibnitii Opera ecc. l. c. p. 706. Leibniz non poteva certo supporre nel principe la conoscenza di alcun’altra grossa macchina che un mulino. A lui era immagine comune quella della macchina a vapore. (Corrispondenza di Leibniz e di Huygens con Papin, più la Biografia di Papin ecc. Ridotta, e pubblicata a spese della Regia Accademia prussiana di Scienze, dal Dott. E. Gerland, Berlino 1881.
(17) Cfr. sopra p. 41-42.
(18) Antropogenia o Storia dello sviluppo dell’uomo ecc. Cfr. sopra p. 63-64.
(19) Joh. Müller, Manuale di fisiologia dell’uomo ecc. V. II, 3ª parte. Koblenz 1840, p. 519.
(20) Cfr. la mia Conferenza tenuta a Colonia il 24 Marzo 1877 su la «Storia della coltura e Scienza naturale» 2ª ed. Leipzig 1878, p. 29-30. Discorsi ecc. 2ª ed. V. I. p. 590-591.
(21) M. Tullii Ciceronis Scripta quae manserunt omnia. Recognovit Reinholdus Klotz. Partis IV. V. I. Lipsiae 1872, p. 261-262 (Tusculanarum Disputationum Lib. I. Cap 231).
(22) Cfr. fra altri: Lettera al sig. Bayle (1702) Opera ecc. p. 191. «Quanto al libero arbitrio, io sono del parere dei Tomisti ed altri filosofi, i quali credono che tutto sia predeterminato».
(23) Cfr. Pensieri di Leibniz ecc. Relazioni mensili ecc. 1870. p. 839-840; Dicorsi ecc. 2ª ed. V. I, 375-376. Darwin versus Galiani. Relazioni mensili ecc. 1876, p. 401-402; Discorsi ecc. p. 559.
(24) Dizionario storico e critico ecc. 5ª ed. Amsterdam ecc. 1740. In-folio t. I, p. 708 e segg.
(25) Il Paradiso. Canto IV. Verso 1 e segg. In Dante però l’uomo «libero» in persona sta al posto dell’asino introdotto più tardi.
(26) Voltaire ha preceduto Heine nel mettere in poesia l’asino di Buridano. La Pucelle. Canto XII verso 16 e segg.
(27) Teodicea. Saggi sulla Bontà di Dio, la Libertà dell’uomo e l’Origine del Male. Parte I. 49 (Opera ecc. p. 517). L’asino di Buridano si trova anche prima in Leibniz, l. c. p. 225-448-449-594. Cfr. alla Teodicea l’edizione tedesca con traduzione ed interpretazione di Robert Habs, Leipz. Reclam giugno 1883.
(28) Laurentii Vallae Opera etc. Basilae apud Henrichum Petrum, Mense Augusto, Anno MDXLIII (Gr. 8) p. 1005 (Nell’opera: De Libero Arbitrio ad Garsam Episcopum Illerdensem).
(29) L. c. p. 620 (Partie III, p. 405 e segg ).
(31) In Inghilterra 1 2, in Germania nemmeno 0. 6 lettere, come mi comunicò gentilmente il «Weltpostmeister».
(32) Su l’Uomo e lo Sviluppo delle sue Facoltà, o Saggio di Fisica sociale. Bruxelles 1836 V. II, p. 171 e segg.
(33) Una delle più notevoli osservazioni sul problema del libero arbitro si trova nella Corrispondenza di Galiani recentemente pubblicata: «La convinzione della libertà» dice egli «costituisce l’essenza dell’uomo. Si potrebbe anzi definir l’uomo, un animale che si crede libero... È assolutamente impossibile per l’uomo dimenticare un solo istante e rinunciare alla sua convinzione d’esser libero. Ecco dunque un primo punto. Secondo punto: esser convinto d’esser libero è la stessa cosa che esser libero in realtà? rispondo: non è la stessa cosa, ma produce nella morale gli stessi effetti. L’uomo è dunque libero, poichè è intimamente convinto d’esserlo, e ciò vale quanto la libertà. Ecco dunque il meccanismo dell’universo spiegato chiaro come l’acqua di fonte. Se ci fosse un solo essere libero nell’universo, non ci sarebbe più Dio. L’universo si sconvolgerebbe; e se l’uomo non fosse intimamente, essenzialmente convinto sempre d’esser libero, il morale umano non andrebbe più come va. La convinzione della libertà basta per stabilire una coscienza, un rimorso, una giustizia, delle ricompense e delle pene. Essa basta a tutto; ed ecco il mondo spiegato con due parole». (L’abate F. Galiani Corrispondenza ecc. di Lucien Perey e Gaston Maugras. I Parigi 1881. p. 483-484).
(35) Leibnitii Opera etc. p. 133: «si conserva non soltanto la stessa quantità di forza motrice, ma anche la stessa quantità di direzione verso qualunque parte la si prenda nel mondo. Vale a dire: conducendo una linea retta quale a voi piacerà, e prendendo pure dei corpi tali e tanti quanto vi piacerà, troverete, considerando tutti questi corpi insieme, senza omettere alcuno di quelli che agiscono su qualcuno di quelli che avrete presi, che ci sarà sempre la stessa quantità di progresso dalla stessa parte in tutte le parallele alla destra che voi avete presa; badando che bisogna calcolare la somma del progresso detraendo quello dei corpi che vanno in senso contrario a quelli che vanno nel senso che è stato preso». Cfr. p. 108-429-430-520-645-702-711-723.
(36) Trattato del concatenamento delle idee fondamentali nelle Scienze e nella Storia. 1861. V. I, p. 364 e segg.
(37) Conciliazione del vero Determinismo meccanico con l’esistenza della Vita e della Libertà morale (Estratto delle Memorie della Società di Scienze, d’Agricoltura e d’Arti, di Lilla, anno 1878, v. VI, 4ª Serie) Parigi 1878. V. anche Resoconti ecc., 19 febb. 1877, v. LXXXIV, p. 362.
(38) Accordo delle leggi della Meccanica con la libertà dell’uomo nella sua azione sulla materia. Resoconti ecc., 5 marzo 1877, v. LXXXIV, p. 419 e segg.
(39) V. la mia esposizione nei: Progressi della Fisica nell’anno 1847, Presentata dalla Società Fisica di Berlino. V. III. Berlino 1850, p. 415. Sul movimento delle bestie. Discorso tenuto all’Associazione per letture scientifiche il 22 febb. 1851. Berlino 1851. p. 25, 26. Discorsi ecc., 2ª ed., V. I, p. 44, 45. Discorso commemorativo di Johannes Müller. Dai Saggi dell’Accademia, 1859. Berlino 1860, 4º, p. 88. Discorsi p. 206.
(40) Giornale della Scuola Politecnica, XIIIº fascicolo, v. VI 1806, p. 63, 106.
(41) Le parole del sig. Boussinesq sono: «..... È alle biforcazioni d’integrali delle equazioni d’un movimento che un principio direttore non ha bisogno d’alcuna forza meccanica per condurre il sistema materiale in cui esso risiede; è là che ogni lavoro distacco diventa superfluo, là soltanto che la vita può influire sui fatti in un modo che le sia proprio, vale a dire senza ricorrere al modo d’azione delle forze fisiche». (Conciliazione ecc., l. c., p. 33, 140).
(42) Claude Bernard Relazione sui progressi e il cammino della Fisiologia generale in Francia. Parigi 1867, p. 223, 233. Nota.
(43) Boussinesq l. c. p. 38. Cfr. sopra p. 29.
(44) Resoconti dell’Accademia di Scienze morali e politiche. 1878, v. IX, p. 696 e segg. Ristampato da Boussinesq l. c. p. 3 e segg.
(45) J. R. Mayer, Die Torricellische Leere und über auslösung. Stuttgart 1876, p. 11.
(46) De Saint-Venant l. c. p. 422: Noi abbiamo detto che la produzione degli effetti più immensi non esigeva che uno scambio adeguato delle due specie di energia (potenziale, e attuale o cinetica) e che la proporzione del lavoro determinante il principio di questo scambio tendeva ad un limite zero. Nulla impedisce dunque di supporre che l’unione tutta misteriosa del soggetto al suo organo sia stata stabilita tale, che possa senza lavoro meccanico, determinarvi il principio di simili scambi». Le parole in corsivo sono state messe in rilievo da me.
(47) Il sig. J. Delboeuf a Lüttich ha seguito, dopo d’allora, un’altra strada per conciliare il determinismo meccanico e il libero arbitrio. Egli suppone che l’essere vivente che agisce liberamente può arrestare l’impulso all’azione a lui meccanicamente imposta. Bollettini dell’Accademia Reale delle Scienze ecc. Belgio 3ª Serie 1881, v. I, p. 463 e segg.; 1882, v. III, p. 145 e segg.). Una soluzione simile si trova anche in Locke: Saggio sull’intelligenza umana. Opere ecc. v. I, p. 249, 252) Si può obiettare che la possibilità di cedere all’impulso o vincerlo a proprio piacimento, presuppone la libertà, perciò la soluzione si aggira in un circolo vizioso.
(48) Il sig. Boussinesq cita (l. c. p. 81 e segg.) su questo argomento uno scritto dell’Ingegnere in capo Philippe Breton, dal titolo: La riversione o il mondo a ritroso. Parigi 1876, che io non potei procurarmi. Una immagine dello stesso genere fu già dipinta drasticamente anni fa da Fechner col titolo di «Mondo a ritroso» (D.r Mises, operette. Leipzig 1875, p. 339).
(49) L. c. 267.
(50) V. sopra p. 43.
(51) Nella nota 16 alla conferenza da lui tenuta alla 53ª riunione dei Naturalisti e Medici tedeschi ad Eisenach il 18 sett. 1882; Concetto della natura di Darwin, Goethe e Lamarch (Jena 1882) Haeckel dice: «Inoltre la nostra convinzione monistica accetta soltanto un «enigma del mondo», mentre Du Bois-Reymond ne accettò già due, anzi recentemente sette! Probabilmente con questa evoluzione retrograda il loro numero crescerà di continuo». Nella conclusione dei Confini della conoscenza naturale (v. sopra p. 49-50) si dice espressamente «Sorge alla fine la domanda se i due confini della nostra conoscenza della natura non siano forse uno solo... Senza dubbio questa idea è la più semplice ecc.» e al punto del testo, corrispondente a questa nota si dice di nuovo chiaramente che i «Sette enigmi del mondo» sono in fondo uno solo, il «Problema del Mondo» soltanto per maggior comodità di trattazione conviene presentarli e numerarli separati. Figurarsi che si abbia tutto pensato prima è cosa, come si sa, da baccelliere. Tuttavia è poco da sperare che nel sig. Haeckel si compia la trasformazione già sperata da Mefistofele. Si vede però quale stupefacente leggerezza, fino alla deformazione della verità, il sig. Haeckel usa nella sua critica. (Dalle osservazioni per la pubblicazione separata del Discorso: «Goethe und kein Ende». Leipzig 1883, p. 42, 43).