Su e giù sulla piazza di Pescia/Da Passerino

Da Passerino

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Un cenno di Prefazione Da Luigi Giaccai
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Da Passerino

Fiaschi e Damigiane

— Come si fanno affari !

Eh! caro Signore, ogni casa ha il suo picchiotto all’uscio. Fiaschi e damigiane all’ordine del giorno.

Alle belle ragazze ci striscia il moscone, dalle finestre occhiate.... ma la pania ha tirato l’umido!

È più diffìcile fare un quindici di matrimonio che beccare tre numeri al lotto.

Chi si volesse levare il gusto di seguire, su e giù per la piazza, una coppiola di amabili fanciulline, v’ è per tutti i gusti colla tenue spesa di uno sguardo birichino!

— Gigina, mi sono ecclissate le vampate del matrimonio.

— Sicché non ti resta che cantare la romanza del Ballo in Maschera?

« Speranze perdute o memorie....»

— Ho tentato di tirarlo nella rete per tutti i versi e m’è sempre sgattaiolato di sotto!

Quel maledetto delfino, nel carnevale promette e a quaresima spromette.... per dir come si dice in [p. 6 modifica] quelle feste Baccanali, chi ha il damo lo perde e chi è senza lo acquista.

— Fagli una carezza di poca entità.

Per l’amor di Dio!

È un emulo da non fidarsi.... l'hai detta grossa... assai è come la civetta, piglierebbe tutto per sè!

— Provagli una pasticca di sale sciolto nell'acqua di zucchero di liquorizia.

Non si arrende tanto facilmente.

— È sviato male dai cattivi compagni!

0 è tristo lui, che avvezza male gli altri?

— Che diavol di eresie ti metti sulla coscienza!

Le conseguenze tocca a me a pagarle a caro prezzo, a digerirle!

Gli amici lo consigliano a non dare ascolto alla voce del cuore, ed io mi ci logoro e mando più accidenti ai suoi consiglieri, che di bugie un rivenduglioro ambulante, e toccò a me a susinarmelo.

Tristi per me le sue eccentricità!

— Per il prezzo di cinquanta centesimi lo spedirei franco a quel paese!

Tu dici santamente, ma quando siamo innamorate... la sua assenza, mi costerebbe una malattia, e sai?

Per il mal d’amore non c’è mignatta che ti possa guarire.

— Avresti torto a non sposare quel giovane signore propostoti da tuo padre.

Bellino! Con un ciuffo di capelli bianchi sulla testa e un occhio bilusco.

— Ma è ricco!

Sposalo tu, se hai tanto stomaco!

Ripensandoci bene ai ragione; sarebbe un impiastro per tutta la vita! [p. 7 modifica]

— Cosa vuoi che ti dica!

La nota ibrica della miseria mi fa spavento, ma quando siamo innamorati, meglio la povertà che trovarsi a fianco un lumaone di marito di quella valanga di consorte!

O il tuo cicisbeo, Gigina, t’è sempre fedele?

Così... così: brontola su capricci della moda e trova da ridire sull’aggetto delle grandi tese del cappello e la berretta tanto aderente al capo; le dice cuffia per nascondere la tigna.

Osserva le sottane troppo strette e corte, e quando cambierà la moda, troppo larghe e lunghe, gli estremi son sempre ridicoli in se stessi.

Insomma, tutto critica... tutto è esagerato... anche le mie carezze le dice arpioni per accalappiare un giovane e farne un marito.

L’altro giorno lo beccai a discorrere con quella civetta di Rosina; appena mi vide mi squadrò per interpretare i miei pensieri... (tristi, amica) e il suo volto si turbò, mangiai la foglia, ed egli con un complimento, secco secco se la svignò.

Brontolai fra i denti:

«A quattr’occhi ci rivedremo». Ed egli sfuggì sempre l’occasione: non ci fu caso di trovarmi con esso... scansò sempre il quattro rassegnandomi al sei cogli occhi della mamma. Se i dispiaceri arrivassero a quest’ ora sarei morta di crepacuore!

— I giovanotti, quante scappellature... tanto per metterci in ridicolo!

— Li ho uditi io sulla farmacia Palamidessi: «Saluto le belle ragazze!» e dietro alle spalle vanità e capriccio.

— Come i poveri... [p. 8 modifica]

«Uditeli benedirvi finchè sperano, maledirvi alle spalle se non ottengono!

In conclusione le mode sono uno scacciapensieri... un capriccio della civiltà e della civetteria: la nostra rovina matrimoniale... (tutti ci guardano e nessuno ci sposa). Quando uno ha da scegliere una consorte per tutta la vita ci pensa seriamente e preferisce una ragazza col cervello ordinato, e noi, colle nostre mode, si resta a ceccia!

Se la mamma alla prima pettinatura dei riccioli ci facessero pizzicare il culino a suon di santissimi sculaccioni, sarebbe una medicina opportuna per tutta la vita: ma, anzi che correggerci ci accomodano il capolino e aggiungano: «Come sei bellina».

— Passerino!

— Signore...

Dal momento che c’è una tale concorrenza, nel «nulla osta matrimonio, i fiaschi e le damigiane di vetro si venderanno sempre a caro prezzo!»