Su e giù sulla piazza di Pescia/Da Passerino
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Da Passerino
Fiaschi e Damigiane
— Come si fanno affari !
Eh! caro Signore, ogni casa ha il suo picchiotto all’uscio. Fiaschi e damigiane all’ordine del giorno.
Alle belle ragazze ci striscia il moscone, dalle finestre occhiate.... ma la pania ha tirato l’umido!
È più diffìcile fare un quindici di matrimonio che beccare tre numeri al lotto.
Chi si volesse levare il gusto di seguire, su e giù per la piazza, una coppiola di amabili fanciulline, v’ è per tutti i gusti colla tenue spesa di uno sguardo birichino!
— Gigina, mi sono ecclissate le vampate del matrimonio.
— Sicché non ti resta che cantare la romanza del Ballo in Maschera?
« Speranze perdute o memorie....»
— Ho tentato di tirarlo nella rete per tutti i versi e m’è sempre sgattaiolato di sotto!
Quel maledetto delfino, nel carnevale promette e a quaresima spromette.... per dir come si dice in quelle feste Baccanali, chi ha il damo lo perde e chi è senza lo acquista.
— Fagli una carezza di poca entità.
Per l’amor di Dio!
È un emulo da non fidarsi.... l'hai detta grossa... assai è come la civetta, piglierebbe tutto per sè!
— Provagli una pasticca di sale sciolto nell'acqua di zucchero di liquorizia.
Non si arrende tanto facilmente.
— È sviato male dai cattivi compagni!
0 è tristo lui, che avvezza male gli altri?
— Che diavol di eresie ti metti sulla coscienza!
Le conseguenze tocca a me a pagarle a caro prezzo, a digerirle!
Gli amici lo consigliano a non dare ascolto alla voce del cuore, ed io mi ci logoro e mando più accidenti ai suoi consiglieri, che di bugie un rivenduglioro ambulante, e toccò a me a susinarmelo.
Tristi per me le sue eccentricità!
— Per il prezzo di cinquanta centesimi lo spedirei franco a quel paese!
Tu dici santamente, ma quando siamo innamorate... la sua assenza, mi costerebbe una malattia, e sai?
Per il mal d’amore non c’è mignatta che ti possa guarire.
— Avresti torto a non sposare quel giovane signore propostoti da tuo padre.
Bellino! Con un ciuffo di capelli bianchi sulla testa e un occhio bilusco.
— Ma è ricco!
Sposalo tu, se hai tanto stomaco!
Ripensandoci bene ai ragione; sarebbe un impiastro per tutta la vita!
— Cosa vuoi che ti dica!
La nota ibrica della miseria mi fa spavento, ma quando siamo innamorati, meglio la povertà che trovarsi a fianco un lumaone di marito di quella valanga di consorte!
O il tuo cicisbeo, Gigina, t’è sempre fedele?
Così... così: brontola su capricci della moda e trova da ridire sull’aggetto delle grandi tese del cappello e la berretta tanto aderente al capo; le dice cuffia per nascondere la tigna.
Osserva le sottane troppo strette e corte, e quando cambierà la moda, troppo larghe e lunghe, gli estremi son sempre ridicoli in se stessi.
Insomma, tutto critica... tutto è esagerato... anche le mie carezze le dice arpioni per accalappiare un giovane e farne un marito.
L’altro giorno lo beccai a discorrere con quella civetta di Rosina; appena mi vide mi squadrò per interpretare i miei pensieri... (tristi, amica) e il suo volto si turbò, mangiai la foglia, ed egli con un complimento, secco secco se la svignò.
Brontolai fra i denti:
«A quattr’occhi ci rivedremo». Ed egli sfuggì sempre l’occasione: non ci fu caso di trovarmi con esso... scansò sempre il quattro rassegnandomi al sei cogli occhi della mamma. Se i dispiaceri arrivassero a quest’ ora sarei morta di crepacuore!
— I giovanotti, quante scappellature... tanto per metterci in ridicolo!
— Li ho uditi io sulla farmacia Palamidessi: «Saluto le belle ragazze!» e dietro alle spalle vanità e capriccio.
— Come i poveri...
«Uditeli benedirvi finchè sperano, maledirvi alle spalle se non ottengono!
In conclusione le mode sono uno scacciapensieri... un capriccio della civiltà e della civetteria: la nostra rovina matrimoniale... (tutti ci guardano e nessuno ci sposa). Quando uno ha da scegliere una consorte per tutta la vita ci pensa seriamente e preferisce una ragazza col cervello ordinato, e noi, colle nostre mode, si resta a ceccia!
Se la mamma alla prima pettinatura dei riccioli ci facessero pizzicare il culino a suon di santissimi sculaccioni, sarebbe una medicina opportuna per tutta la vita: ma, anzi che correggerci ci accomodano il capolino e aggiungano: «Come sei bellina».
— Passerino!
— Signore...
Dal momento che c’è una tale concorrenza, nel «nulla osta matrimonio, i fiaschi e le damigiane di vetro si venderanno sempre a caro prezzo!»