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quelle feste Baccanali, chi ha il damo lo perde e chi è senza lo acquista.

— Fagli una carezza di poca entità.

Per l’amor di Dio!

È un emulo da non fidarsi.... l'hai detta grossa... assai è come la civetta, piglierebbe tutto per sè!

— Provagli una pasticca di sale sciolto nell'acqua di zucchero di liquorizia.

Non si arrende tanto facilmente.

— È sviato male dai cattivi compagni!

0 è tristo lui, che avvezza male gli altri?

— Che diavol di eresie ti metti sulla coscienza!

Le conseguenze tocca a me a pagarle a caro prezzo, a digerirle!

Gli amici lo consigliano a non dare ascolto alla voce del cuore, ed io mi ci logoro e mando più accidenti ai suoi consiglieri, che di bugie un rivenduglioro ambulante, e toccò a me a susinarmelo.

Tristi per me le sue eccentricità!

— Per il prezzo di cinquanta centesimi lo spedirei franco a quel paese!

Tu dici santamente, ma quando siamo innamorate... la sua assenza, mi costerebbe una malattia, e sai?

Per il mal d’amore non c’è mignatta che ti possa guarire.

— Avresti torto a non sposare quel giovane signore propostoti da tuo padre.

Bellino! Con un ciuffo di capelli bianchi sulla testa e un occhio bilusco.

— Ma è ricco!

Sposalo tu, se hai tanto stomaco!

Ripensandoci bene ai ragione; sarebbe un impiastro per tutta la vita!