Su e giù sulla piazza di Pescia/Da Emilio Convalle
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Da Emilio Convalle
— Si potrebbe fare una visitina a Emilio?
Che onore... (e fra sè) maledetto soffiapeore! La sua visita avrà uno scopo; quale sarebbe?
— Sto scrivendo un Su e Giù per la piazza di Pescia.
— Bravo! ma qui non insudici... assai di pellacchere... oh! quella donnina, perdete...
Cosa!
— Glielo dica lei signore. Il giudizio, a dare ascolto a chi colle macchine succhia il sangue dei poero!
— O che pesce sìa questo ragureo!
Dunque, tornando a noi.
— A me ? sbarazzi la piazza della sua persona o l’ausso la linguaccia di Emilio ! Ma, insomma cosa desidera da un trippone par mio?
Le vostre buone grazie.
— Figuriamoci! Io sono un paol di trentotto, lei è un palancone dell’Argentina; non ci resta che farci acceare e andare a cantar di storie. Saltando di palo in frasca, e facendo un altro volettino dalla frasca al palo, come vanno gli affari?
Nessuno è contento dei propri interessi; il macellaro si trova sgomento e non sa come andare avanti! e sì che l’osso lo ficca per tutto. Il vinaio, il troppo costo del vino! e sì che l’acqua l’attinge in cantina. Il pizzicagnolo dice iredei del prezzo dei porci! e sì che i maiali sono a buon mercato. Alcuni sarti hanno in uggia le macchine per le troppe verità, non restando margine a loro per la bugia. I calzolai plaudiscono a quel congegno meccanico e trovano essere la bugia il ripiego per festeggiare il san lunedì. Ma veramente dove lavora la bugia è su alcuni legali... o quell’istanza? È all’occhielli!
E la sartina: o quel vestito? ai bottoni!
— Caro signor lunario del sortimi tre passi, con tante macchine andremo a cascare fra la spazzatura ! Sor reverendo Emilio (con quel pampano di naso), andando avanti di questo passo, le macchine prenderanno il sopravvento e tutto si farà a macchina, non esclusi i figli che dovranno subire la pressione dello stantufo e i giri del volano e le levatrici ungere i cuscinetti, e quando verrà alla luce la creatura...
Vero Iddio costui è un matto da manicomio ! guardie di città agguantatelo e rinchiudetelo in un logo comodo che non commetta la sciocchezza del suicidio. Guardatelo! che non compri due soldi di polvere insetticida per togliersi la, vita.
— Maledetto cova paperi! La sua nicchia ... il suo primo mestiere, il pizzicagnolo; come ci lavorava l’imbroglione! Prosciutto e salame ... un puzzo! una vera peste bubbonica, e tutti volevano quel coso lì, per esser messi in mezzo, riportandone a casa quella po’ po’ di grazia di Dio.
Mi fa piacere, continui le sue chiacchiere sulle macchine. Dunque quando verrà alla luce la areatura...
— Le creature ... siamo a una coppiola di figli; poera famiglia! lavorare, magari con tutte e due le mani, e a suo tempo riformi la materia... prima... mettere in macchina o insomma tutto ciò che ci abbisogna per una seconda covata.
Tre figlioli, che vada bene. Perdio! quella è una bella invenzione; oh! miracoli della scienza, dove fisserete...
— A Maggiano! Costui ed io che lo sto a sentire, quel mignaItone! Il punto di partenza perchè la testa dell’uomo non vada a cozzare nell’albero della incredulità, ed alcuni dei quali nel fiasco del vino. Che se il grano si potesse fare a macchina, sarebbe una tagliola prodigiosa da tutti i lati; farebbe totò sulle niani al contadino, una tirata di orecchie ai negozianti e fattori. Dice un proverbio: Fammi fattore un anno, se sarò povero, mio danno. Ritornando ai miei lauti guadagni sul commercio ... se non fosse il contadino, per sua bontà, mi regala i torzoli di cavolo avanzati al porco, Emilio sarebbe all’accatonaggio.
— Lei scherza... lei è ricco! e sappiamo che ha un cuore di Cesare! le mani forate! — E non penserei a regalargli uno scapaccione.
— Sui guadagni del commercio ci comprai lo stioppo a mio nepote per andare a scacciare di passere!
— Ma lei è fratello della Misericordia?
— Precisamente. Mio padre fu uno dei fondatori, ed io ricordo benissimo il giorno della prima sortita e chi andettero a prendere e portarla allo spedale, una certa Giorni. Ho presente un vecchietto che portava sempre il Cristo; Una volta gli cadde ed egli esclamò: per fortuna era quello vecchio!
— Ma, a quella santa istituzione, prendete mai servizio?
— Il Signore desidera due titoli a rovescio, ce l'ho proprio di sotto il banco, levati di forno adesso come le grida del Dottore azzecca garbugli. Ho raspato? in tutte le opere di beneficenza paesana.
— Mi fa celia!
— Misericordia, Pubblica Assistenza, Asili Infantili, Ricovero di Mendicità, Fate bene Fratelli, Istituti di educazione, Ricoveri di bambini abbandonati, educazione delle fanciulline sull’orlo della perdizione, Istituti di buona educazione, chi destina somme per i carri-lettiga....
— Come si vede, del bene c’è per tutti.
— Sicuro, paragonare i tempi di una volta ai giorni presenti, non regge il paragone. Conducevano (ai felici tempi di una volta) un povero ammalato allo Spedale (puta caso) dal Ponte Buggianese sopra un barroccio, che a levar le ruote fra la fanga, ci voleva tutta, ed arrivato al suo destino tutto sfiaccolato per gli urti ricevuti, finiva di spirare fra le braccia dei pappini! E ci son sempre coloro che rimpiangono i felici tempi di canapone! 1
— Sicuro, legavano le vigne colle salsicce.
— E facevano buoni raccolti di zucchetti!
I veri codini a soffiaci a fondo rimpiangono sempre la memoria del passato: Si stava meglio quando si stava peggio! E con che affetto caloroso ricordano il 1849, perchè videro i tedeschi a Pescia. Di liberale non vi fu che l’erba ortica! Uno di quei soldati ebbe l’ardire di insultare quel fiorellino simbolico, ed ella si vendicò spingendosi oltre...
Quel trottolino esclamò: Accidenti! in questo felicissimo paese, star brigante anche l'erba!
— E altro: Cuocere queste ranacchielle...
— È un rospo! non soglio arrosto.
Note
- ↑ Leopoldo II, Granduca di Toscana.