Su e giù sulla piazza di Pescia/Il banco del lotto
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Il banco del lotto
Sibilla Cumana verga sulle foglie e gettami dalla tua caverna il responso di una vincita al lotto. Tre numeri sacrosanti, ti incorono Regina delle acque di Montecatini. Fu quella stessa Sibilla che andò a presentare a Tarquinio il superbo i libri poetici detti sibillini. Coperta di lungo velo e con passo sicuro si presentò al palazzo di Tarquinio e chiese di parlargli. Giunta al suo cospetto, gli mostrò nove manoscritti dicendo: Principe, io voglio 100 monete d’oro per questi manoscritti che contengono i destini di Roma. Tarquinio sorridendo non si degnò di rispondere; ma la Sibilla senza sconcertarsi, ne gettò tre alle fiamme e ripetè la stessa dimanda per i suoi manoscritti. Tarquinio trattandola di stravagante era per farla cacciare dalla sua presenza, quand’ella ne bruciò altri tre offrendogli il rimanente al solito prezzo. Tarquinio meravigliato, consultò allora i grandi della sua corte, fece sborsare alla vecchia Sibilla la richiesta somma e acquistò gli oracoli. Cosa ne fece? Era tardi e la grandezza di Roma ebbe la stessa sorte del Colosseo.
— E al lotto?
— Ci metterà chi ha voglia di vincere un terno, e noi non possiamo altro che dargli tre numeri, 11, 21, 74, sulla estrazione di Firenze.