Storie allegre/Pipì o lo scimmiottino color di rosa/VI
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VI.
Pipì mancando alla sua promessa, corre a far baldoria.
Pipì riconobbe subito la voce di suo padre, e tutto commosso gridò:
― Che cosa fate qui, babbo mio, a quest’ora?
― È un mese che ti cerco da per tutto.
― E la mia mamma, dov’è?
― È laggiù!
― Dove?
― In fondo a questo campo.
― E i miei fratellini?
― Sono laggiù anche loro.
― E che cosa fanno in fondo al campo?
― Ti aspettano a braccia aperte.
― Oh come li rivedrei volentieri!
― Vieni dunque a vederli!
― Se ci verrei!... Figuratevelo voi! Ma in questo momento non posso.... proprio non posso..... ―
E dicendo così, lo scimmiottino cominciò a piangere dirottamente e a graffiarsi per disperazione gli orecchi.
― E perchè non puoi? ― gli domandò singhiozzando il vecchio genitore.
― Perché ho promesso a un amico....
― E che promessa gli hai fatto?
― Gli ho promesso di partire questa sera con lui, e di accompagnarlo in un gran viaggio che egli deve fare intorno al mondo.
― E tu, per tener compagnia a un amico, avrai il coraggio di abbandonare la tua povera famiglia? Senza di te, noi moriremo tutti di dolore!
― Oh! non dite così; se no mi metterete al punto di mancare alla promessa....
― E a che ora dovresti partire?
― Fra pochi minuti.
― Vieni almeno a dire addio a’ tuoi fratelli, che ti aspettano in fondo al campo.
― E se il signor Alfredo in questo frattempo mi chiamasse?
― Chi è il signor Alfredo?
― È l’amico.
― Se ti chiama..., e tu lascialo chiamare.
― E se il bastimento partisse?
― E tu lascialo partire. ―
Lo scimmiottino, tutto contento di aver trovato una buona scusa per non mantenere la sua promessa, rispose scotendo il capo:
― Sarà quel che sarà.... A buon conto, prima di partire per questo gran viaggio, voglio rivedere la mia mamma e i miei fratellini. ―
Detto fatto, montò sulla finestra, e spiccando un gran salto, si buttò di sotto.
Allora si sentì un tonfo, come quello di un grosso pietrone cascato in un fosso pieno d’acqua e di mota.
― Babbo mio, aiutatemi, se no son morto! ― gridò Pipì con un urlo disperato.
Che cos’era avvenuto?
Era avvenuto che la terra di quel campo, a cagione delle grandi piogge dei giorni precedenti, erasi così rammollita, che lo scimmiottino, cadendovi sopra vi restò affondato fino alla gola.
Per buona fortuna suo padre fece in tempo a salvarlo: ma quando Pipì uscì fuori dal pantano, non aveva più in piedi gli stivaletti. Gli stivaletti erano rimasti seppelliti un metro sotto terra.
— Pazienza! — disse ridendo. — Me ne ricomprerò un altro paio prima di montare sul bastimento. —
E senza stare a perder tempo, babbo e figliuolo presero una viottola lungo il campo e cominciarono a correre. Ma non avevano ancora fatto venti passi, che Pipì sentì volarsi al disopra della testa un uccello notturno, il quale con una beccata gli portò via il berrettino da viaggio.
— Uccellaccio del mal’augurio, rendimi subito il mio berretto! — urlò lo scimmiottino.
— Cucù! — fece l’uccello, e continuò il suo volo.
— Pazienza! Mi ricomprerò un altro berrettino prima di montare sul bastimento. —
E babbo e figliuolo ripresero a correre: ma sul più bello, un grosso pruno uscito dalla siepe, afferrò co’ suoi spunzoni i calzoncini e il giubbettino di Pipì, e li ridusse in minutissimi stracci.
— Ora eccomi qui senza calzoni e senza giubbettino!...
— Pazienza! — gli disse il suo babbo. — Te li ricomprerai prima di montare sul bastimento.
— Oh povero me! povero me! — gridò lo scimmiottino, simulando un gran dispiacere. — Di tutto il mio bel vestiario da viaggio, non mi è rimasto altro che la camicia e il fazzoletto da collo. —
E nel dir così, fece l’atto di cercarsi la camicia, ma invece della camicia si trovò addosso un camiciotto di foglie d’ortica. Tastò con le mani per accertarsi se almeno il fazzoletto da collo c’era sempre, ma invece del fazzoletto sentì sgusciarsi fra le dita una serpe grossa come un’anguilla di mare.