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mollita, che lo scimmiottino, cadendovi sopra vi restò affondato fino alla gola.
Per buona fortuna suo padre fece in tempo a salvarlo: ma quando Pipì uscì fuori dal pantano, non aveva più in piedi gli stivaletti. Gli stivaletti erano rimasti seppelliti un metro sotto terra.
— Pazienza! — disse ridendo. — Me ne ricomprerò un altro paio prima di montare sul bastimento. —
E senza stare a perder tempo, babbo e figliuolo presero una viottola lungo il campo e cominciarono a correre. Ma non avevano ancora fatto venti passi, che Pipì sentì volarsi al disopra della testa un uccello notturno, il quale con una beccata gli portò via il berrettino da viaggio.
— Uccellaccio del mal’augurio, rendimi subito il mio berretto! — urlò lo scimmiottino.
— Cucù! — fece l’uccello, e continuò il suo volo.
— Pazienza! Mi ricomprerò un altro berrettino prima di montare sul bastimento. —
E babbo e figliuolo ripresero a correre: ma sul più bello, un grosso pruno uscito dalla siepe, afferrò co’ suoi spunzoni i calzoncini e il giubbettino di Pipì, e li ridusse in minutissimi stracci.
— Ora eccomi qui senza calzoni e senza giubbettino!...
— Pazienza! — gli disse il suo babbo. — Te li ricomprerai prima di montare sul bastimento.
— Oh povero me! povero me! — gridò lo scimmiottino, simulando un gran dispiacere. — Di tutto il mio bel vestiario da viaggio, non mi è rimasto altro che la camicia e il fazzoletto da collo. —