Storia di una capinera/XXIII
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23 Febbraio.
Marianna mia! sorella mia!... M’era sembrato di essermi agguerrita contro il dolore, ma quest’altro che sopravviene mi lacera, mi schiaccia, mi annichilisce! Eccomi più debole, più meschina di prima! Dio mio!... Anche cotesto!... Anche cotesto!...
Quello che ho saputo, Marianna! quello che ho saputo!... Avresti mai potuto immaginarlo? Sono stata molto malata per più di due settimane. Ora mi son levata, ti scrivo, piango con te.
Che è mai questa cosa meschina ch’è dentro di me, che geme, che soffre, che non sa strapparsi da tutte coteste miserie per elevarsi a Dio?...
Ma essi avrebbero dovuto farmelo ignorare.... Sono senza pietà!... No! piuttosto io son debole, io son colpevole! Dio mi punisce.
Il signor Nino sposerà mia sorella.... intendi?... Son venuti a darmi la lieta novella!... È un buon matrimonio... ambedue sono ricchi.... Giuditta è contenta, felice.... Non ho avuto il coraggio di domandar loro in grazia di risparmiarmi la prova della visita d’uso.... perchè anch’egli verrà... Sento che non avrò la forza di quest’altro sacrifizio.... mi ucciderà....
Ed egli!... egli.... l’avrà?...
Ma pregherò tanto Iddio.... per me.... e per lui.... mi flagellerò tanto.... piangerò tanto che Dio ci darà ad entrambi la forza di superare la prova crudele.
Ho pianto; sino a quando non avevo più lagrime. Il mio petto si lacera; la mia testa vaneggia; vorrei dormire; vorrei soprattutto che il Signore mi risparmiasse questo dolore....
Sia fatta la volontà di Dio!