Storia di una capinera/XXIV
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28 Febbraio, mezzanotte.
Dio sia lodato! la prova è subìta. Mi è parso di morire... ma è passata... Ora tutto è finito...
Mi avevano fatto prevenire, come anche tutte le monache nostre parenti, la madre abbadessa, e la direttrice delle novizie. Noi aspettavamo nella sala grande che precede il parlatorio; ero seduta fra l’abbadessa e la madre direttrice. Sono arrivati puntualmente all’ora stabilita. Ho udito la carrozza che si fermava alla porta, i loro passi che salivano le scale e si avvicinavano alla grata.... Mi son levata barcollante.... non ci vedevo.... Ho sentito la campana che mi chiamava.... La direttrice aprì la cortina; mi aggrappai alla tenda; mi lasciai cadere sulla panca di legno; vidi in confuso quella inferriata affollata di visi.... ma non mi avranno veduta; qui faceva buio. Essi parlavano. Dopo un po’ di tempo ho potuto udire anch’io. Parlava mia matrigna.... anche il babbo.... Giuditta non diceva nulla.... e neanche lui.... Mia sorella aveva una veste e un cappellino color di rosa, sembrava felice. Lui le stava seduto accanto; aveva il suo cappello fra le mani e lo lisciava coi guanti.... Non piangevo.... mi pareva di sognare.... ero sorpresa come non soffrissi dippiù.... Poi si alzarono.... Il babbo mi disse addio, la mamma mi sorrise, Giuditta mi ha mandato un bacio, Gigi mi chiese dei dolci.... egli s’inchinò. Lo vidi allontanarsi.... Egli era al fianco di Giuditta: sulla soglia le diede il braccio.... Indi la porta si rinchiuse, i passi si allontanarono.... poi non si udirono più. La carrozza partì.... rimase il silenzio. Più nulla!... Nulla!... Son sola!...