Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo VIII/Libro I/Capo V
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Capo V.
Viaggi.
Notizie di alcuni viaggiatori eruditi.
I. L’età de’ Poli, de’ Colombi, de’ Vespucci,
de’ Cabotti, de’ Verazzani è trascorsa. Più non
troviamo tra gl’Italiani arditi navigatori che a
traverso di sconosciuti vastissimi mari vadano
in traccia di nuovi mondi. Almeno ci si facessero innanzi viaggiatori eruditi che aggirandosi PRIMO l43
per le principali provincie d’Europa ne osservassero diligentemente lo stato della letteratura
e delle scienze , le biblioteche, gli archivii, i
musei , e ne recassero la notizia a’ loro compatriotti, a’ quali non fosse lecito il vederli.
Tali furono certamente que’ che il Cardinal Federico Borromeo mandò in ogni parte cercando
libri per la sua biblioteca Ambrosiana, come
poc’anzi si è detto, e tal fu ancora il soprallodato Manfredo Settala. Ma essi non ci lasciarono la descrizione dei loro viaggi, e scarso
frutto perciò ne raccolse la curiosità degli eruditi. Utilissime ancora sarebbono state le relazioni de’ viaggi di Cosimo Brunetti, di cui abbiamo tre lettere al principe Leopoldo de’
Medici dal i(35t) al 1661 (Lett. ined. iC Uom.
ili. Fir. 1773, t. 1, p. 232). In esse egli accenna diversi viaggi che fatti avea, uno per la
Francia, per l’Allemagna, per la Fiandra, per
F Olanda e per f Inghilterra, un altro per la
Danimarca, la Prussia, la Livonia, la Polonia,
un altro finalmente in America. Qual fosse il
lodevole fine di questi suoi viaggi, lo dice egli
stesso nella prima di dette lettere: La maggior
delle mie curiosità in questi viaggi è stata di
conoscer tutte le persone celebri in ogni sorte
di scienze, e massime in quel che concerne le
matematiche. E nomina egli infatti molti matematici e filosofi illustri che avea conosciuti,
come il Wallis, lo Slusio, il Roberval, il Pascal, l’Ugenio, il Vaselio, l’Evelio, il Bulialdo;
e rammenta i discorsi con essi tenuti, e gli
stromenti nelle loro case osservati. E quanto
ei fosse esatto nell’osservare, si raccoglie da 144 LIBRO
ciò clTei dice della relazione da lui presentata
alla duchessa di Chevreuse e al duca di Luynes
di lui figliuolo, dell’isola Martinica e di altre
ad essa adiacenti: Andai, dice egli, (ih. p. 237),
e ritornai riportandone esattissima relazione non
solo circa la temperatura del clima, della soavità
dell’aria, della fertilità del terreno, dell’infinità
de’ fiumi, fonti e rivi, della sicurezza de’ porti,
della bontà delle spiagge, della ricchezza delle
miniere e delle saline, e delle qualità dell’erbe,
piante, ed alberi tanto medicinali che fruttiferi,
de’ lavori, e dell’abbondanza incredibile d’ogni sorta di pesca e di cacciagione, ma anche
circa la quantità e la qualità degli abitanti di
quell’isole, e principalmente della Martinique,
pigliando il preciso numero de’ grandi c de*
piccioli (t ogni sesso tanto Europei che Africani e Americani, come anche circa del lor
naturale, costume, religione, governo e amministrazione di giustizia, e del modo di accrescer il numero de’ popoli e dell’entrate; la qual
relazione essendo assai particolare per quelli
che mi vi hanno mandato, la ridurrò in compendio per la curiosità del lettore. insieme colla
relazione dell’isole abitate dai Francesi , dagl’Inglesi e dagli Olandesi, che io ho visitate
in questa occasione per unire il tutto alle relazioni , eli io fa di tutti gli altri miei viaggi,
nè quali si leggerà qualche curiosità che potrebbe piacere. Ma niuna di queste relazione ha
mai veduta la luce (a).
(./) Pace clic il Tìninelli facesse poi, o almeno ideasse
di fare un altro viaggio in America i perciocché il ltedi , »46 LIBRO
quanto fosse Giambalista versato nelle lingue
orientali, e singolarmente nell’arabica e nella
persiana, e come procurasse di propagarne lo
studio. Ma più autorevole ancora è la testimonianza del celebre Eusebio Renaudot, il quale,
dedicando al gran duca Cosimo III la sua Storia del Patriarcato alessandrino , rammenta il
Vecchietti come l’uomo il più dotto in quelle
due lingue, che avesse ancor veduto l’Europa,
e accenna un codice dei Salmi tradotti in persiano, che egli avea, e a cui nelle ultime pagine avea aggiunto il suo giudizio su quella
versione, dalla quale ben raccoglievasi quanto
profonda cognizione egli ne avesse. Egli morì
in Napoli agli 8 di decembre del 1619 in età
di 87 anni. Nulla di lui si ha alle stampe, e
solo se ne conserva manoscritta una Relazione
della Persia nella libreria Nani (l. cit. p. 106).
Di Girolamo che, come si è detto, fu spesso
compagno ne’ viaggi di suo fratello, e che tornando dall’Egitto recò seco molti codici orientali (V. Prose fior. par. 4 > t. 1, lett 86), ci
ha lasciato un elogio l’Eritreo (Pinacoth. pars 1,
p. 196 ed. Lips. 1692), nel quale singolarmente
racconta le sinistre vicende eli’ egli ebbe pel
suo libro De anno primitivo et sacrorum temporum ratione, stampato in Augusta nel 1621;
perciocchè avendo in esso affermato che il divin Redentore il giorno innanzi alla sua morte
non avea celebrata la solenne cena pasquale,
fu perciò accusato al tribunale dell1 Inquisizione,
e da esso fatto chiudere in carcere, volle piuttosto sostenere per più anni lo squallore e i
disagi, che ritrarre la sua opinione. Ne fu PRIMO l\~j
poi liberato, e Visse il rimanente della sua vita
tranquillo in Roma, amato assai per le dolci e
piacevoli sue maniere anche in età assai avanzata. poichè egli giunse fino agli 83 anni. L’Eritreo non dice in qual anno di questo secolo
egli morisse. Certo egli era ancor vivo nel 1632,
come ci mostra l’opera dell’Allacci, intitolata
Apes urbanae, nella quale ne fa menzione (a).
111. lo veggo innoltre lodarsi come pregevoli
assai le Osservazioni de’ Viaggi di Olanda e
di Francia di Francesco Belli prete vicentino,
stampate in Venezia nel 1632; ma non avendole io vedute, non posso darne giudizio. DelF autore si ha un elogio nelle Glorie degl’Incogniti (p. 145), all’accademia de’ quali fu
egli ascritto, e due volte ne fu segretario; e
ivi ancora si annoverano altre opere da lui
composte, delle quali più esatte notizie ci somministra il co. Mazzucchelli (Scritt. it. t. 2,
p. 1671). I Viaggi all’Indie orientali del P. Filippo della Trinità e del P. Vincenzo Maria Carmelitani scalzi, stampati nel 1667 e nel 1678,
non ci offron cose degne di distinta menzione.
E lo stesso dee dirsi de’ Viaggi del marchese
Villa in Dalmazia e in Levante, pubblicati
nel 1668, che sono anzi una storia dell’assedio di Candia, che un’esatta descrizion de’
paesi da lui veduti; e de’ Viaggi a Costantinopoli di Giambattista Donato, stampati nel 1668.
(a) Nella Laurenziana si conservano mss. diversi opuscoli del Vecchietti, da lui scritti, mentre era in car« ere, in difesa delle sue opinioni {Banditi. Catal. Cod.
Hat Biùl. Laurea:, p. 3i6, cc.). IV
No. i
Pii* irò
Valle.
l4$ LIBllO
Io parimenti 11011 ho avuti sotto l’occhio i
Viaggi del P. Coronelli, che uscirono alla luce
in Venezia nel 1697, nè il Viaggio Settentrionale di Francesco Negri, pubblicato in Padova
nel l’-oo (a) , e perciò non entro a parlarne
distintamente. I Viaggi dell’abate Giambatistaf
Pacichelii pistoiese, stampati in Napoli in più
tomi nel i685 e negli anni seguenti, contengono molte notizie intorno a diversi regni d’Europa da lui veduti, e anche la storia letteraria
può trarne profitto , purché non credasi facilmente ogni cosa, e si distingua ciò eh’egli
stesso ha veduto, da ciò che ha udito narrarsi
per tradizione.
•. r IV. Uno de’ miglior viaggiatori italiani di
delia questo secolo , benché non esente egli pure 0
da quella credulità per cui si dà fede a tutto
ciò che si ode narrare, o da quel desiderio
di piacer col racconto di cose maravigliose,
che spesso seduce cotali scrittori, è Pietro
dalla Valle patrizio romano, che in 54 lettere
descrisse il lungo viaggio da esso fatto nel 1614
e negli anni seguenti per la Turchia , per la
Persia e per l’India. La prima edizione ne fu
fatta da lui medesimo in Roma nel i65o; e
un’altra poi se ne fece, poiché egli fu morto,
(a) Il Viaggio di Francesco Negri da Ravenna, come
afferma il sig. Landi, che lo ha veduto, nel Compendio francese della mia Storia (t.5, p. 53), fu nella
Lapponia svedese, di cui ci diede la descrizione più esatta
che siasi ancor pubblicata, nella Finlandia, nella Norvegia, nella Svezia, ec. Di esso e di altre opere da lui
pubblicate parla anche il P. ab. Ginanni (Scritt. raven.
t. 3, p. 88, ec.). PRIMO ^ ,4q
nel 1662 col ritratto e colla Vita dell’autore,
scritta da Pietro Bellorio. Egli era uomo assai
colto in ogni genere d’erudizione; e ce ne
fanno fede non solo le osservazioni fatte da
lui ne’ suoi viaggi, ne’ quali spesso confronta
le relazioni degli altri scrittori, accenna le iscrizioni, le statue ed altri monumenti antichi, e
illustra in più cose l1 antica geografia, ma anche le molte opere di diversi argomenti da lui
pubblicate, o apparecchiate per la stampa, delle
quali si può vedere il catalogo presso l’Allacci
(Apes urban.). Ei fu amicissimo del celebre
Giambattista Doni, il qual con breve ma magnifico elogio dice (De Praestantici Musicae
vet. l. 3, p. 141) che nel Valle unicum ferme
hodie habemus expressum cintiqucie illius ac
Romanæ virtutis exemplar. Questo medesimo
scrittore esalta con somme lodi e la molta perizia che il Valle avea nelle lingue orientali, e
la profonda cognizioni della musica di cui era
fornito, per cui componeva egli stesso cantate
che unite insieme dovean pubblicarsi in breve,
ed avea strumenti sceltissimi di più maniere
(Donii Commerc. litter. Flor. 1754 p 132,
151 , 225). Pietro finì di vivere in Roma
nel 1652, e fu sepolto nella chiesa d’Araceli.
V. L’ultimo che in questo secol ci diede la
Relazion dei suoi viaggi, e che nella loro estensione superò tutti gli altri, fu Francesco Gemelli
Carreri avvocato napoletano, che dopo aver
fatto nel 1683 un viaggio per l’Europa, di cui
pubblicò il primo tomo soltanto, dieci anni appresso intraprese il giro di tutto il mondo, lo
compiè felicemente nel 1698, e ne diè alle l5o LIBRO PRIMO
stampe la Relazione nel 1700, che fu poi ripetuta più volte, e tradotta anche in francese.
Nel 1704 fu tradotta in inglese, e inserita nel iv
tomo di una Raccolta di Viaggi stampata in
Inghilterra. Ed essa ha avuto ancor luogo nella
general Raccolta de’ Viaggi tradotta in francese,
e continuata dal ab. Frevost (t. 20, p. 14^? Rc-j
t. 44j p 350, ec.j /. 45, p• 1, ec.). Tutte queste traduzioni ed edizioni son pruova del molto
plauso con cui i viaggi del Gemelli furono ricevuti. È certo nondimeno eli1 essi abbondali
di errori e di racconti favolosi. E basta leggere
ciò ch’egli scrive delle città italiane a noi note,
per inferirne quanto dobbiam fidarci, ove egli
tratta di paesi a noi sconosciuti. Egli è ancora
accusato di essersi fatto bello delle altrui Relazioni, spacciando come cose vedute co’ suoi
proprii occhi quelle che avea vedute soltanto
sugli altrui libri. Ciò non ostante, a un saggio
ed erudito conoscitore questi Viaggi ancora possono riuscir vantaggiosi, e, se non altro, molto
posson giovare a chiunque dee intraprendere
somiglianti viaggi gli opportuni avvertimenti
eli1 ei suggerisce, per fargli non solo con sicurezza, ma ancora con frullo.