Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo VII/Prefazione

Prefazione

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Tomo VII Tomo VII - Indice e sommario

[p. v modifica]PREFAZIONE Io prendo a scriver la Storia della Letteratura italiana del secolo xvi. All’udire di questo nome quai grandi e magnifiche idee si risvegliano nell animo di chiunque non è del tutto insensibile a quella gloria che seco porta il coltivamento delle lettere e delle arti! Un secolo in cui si videro i romani pontefici, i Medici, gli Estensi, i Gonzaghi, i principi tutti d’Italia profondere a gara i tesori per avvivare le scienze e per premiare i loro coltivatori; un secolo in cui appena v ebbe città in Italia, che non vedesse nelle sue mura raccolte illustri adunanze di dottissimi uomini tutti rivolti a spargere nuova luce sulla seria e sulla piacevole letteratura; un secolo in cui i privati si videro gareggiar co sovrani nel raccogliere con lusso e magnificenza reale musei ricchissimi di antichità d’ ogni genere e copiosissime biblioteche; un secolo in cui l’onore della romana porpora fu per lo più destinato a ricompensa delle letterarie fatiche, e di essa perciò si videro rivestiti i Bembi, gli Aleandri, i Sadoleti, i Grimani, i Fregosi, i Maffei, i Cortesi, i Moroni, i Navageri, i Seripandi, i Sirleti, i Baronj!, gli Antoniani, i Bellarmini e cento altri che colle loro virtù non meno che col loro sapere tanto illustraron la Chiesa; un secolo in cui la poesia italiana coll’ additarci un Sannazzaro, un Ariosto, un Tasso, un Molza, un Casa, un Costanzo, un Baldi, un Alamanni, e la latina col rammentarci un Flaminio, un Fracastoro, un Castiglione, un Vida, un Zanchi, sembra vantarsi di esser giunta al più alto segno di gloria a cui potesse aspirare; un secolo in cui la storia per mezzo dei’ Sigonj, de’ Guicciardini, de’ Bonfadj, de’ Maffei, de’ Varchi, comparve finalmente adorna de’veri suoi pregi; un secolo in cui fantichità e l’erudizione per mezzo de’ Manuzj, de’ Calcagnini, de’ Panvinj, dei’Giraldi, degli Alciati, de’ Vichi, degli [p. vi modifica]VI prefazione Erizzi cominciò ad uscire dallo squallore e dalle tenebre in cui era finallora giaciuta; un secolo in cui un Aldrovandi, un Mattioli, un Ghini, un Mercati, un .Sarpi, un Porta, un ¿'alloppia squarciarono il velo in cui la natura si stava ancora nascosta, ne scoprirono l economia e le leggi, ne additarono i segreti, e insegnarono a conoscerla sempre più chiaramente; un secolo in cui le scienze ancora più speculative e più astratte per mezzo di un Tartaglia, di un Cardano, di un Ferrari, di un Bombelli sorsero a nuova luce; un secolo in cui l architettura civile e la militare ebbero i primi padri e maestri, talché esso va a ragione superba dei’ sì celebri nomi de’Palladj, de A ignola, de Sansovini, de Serlj, de’Marchi; un secolo finalmente a cui, ancorché mancassero tutti gli al tri pregi finora accennati, basterebbero per eternarne la ricordanza un Tiziano, un Rafaello, un Buonarroti, un Correggio; ecco l’idea che un uomo, purché leggermente versato ne'fasti dell italiana letteratura, si forma in mente di questo secolo sì rinomato. E questa era l’idea che io ne avea meco medesimo j divisata, «piando cominciai a compilarne la Storia. Ma all’ innoltrarmi in essa, e all’ingolfarmi più addentro in questo vastissimo oceano, io sono stato costretto a confessare più volte che, per quanto magnifica e va sta fosse l’idea ch; io m’ era formata di questo gran secolo, essa gli era nondimeno inferiore di troppo, > j che per quanto grande fosse la fama dell’italiana letteratura di quell’ età, essa non uguagliava il merito dei rari e sublimi ingegni che allora fiorirono. Così potessi io sperare che uguale alla maraviglia che in me ha d< stata la vista di sì grandi e’di sì luminosi oggetti, fosse! la forza e la vivacità de’ colori co’ quali mi sono sfoi zato a dipingerli! Io non ardisco di lusingarmene; sarò pago abbastanza, se la non lieta fatica di oltre «lue anni da me sostenuta nel raccogliere colla maggior diligenza che mi è stata possibile, e nello stender poi' le notizie intorno a questa parte di Storia, ecciterà qualche più felice e più ingegnoso scrittore a valersi di questi materiali in tal modo, che possa l’Italia vantarsi di aver finalmente trovato un degno encomiatore delle sue lodi. [p. vii modifica]PREFAZIONE YH lo mi lusingo che non mi si possa fare il rimprovero di essermi in questo secolo allungato scrivendo, più che non conveniva. Ove mi si sono offerte fedeli guide, il che è avvenuto non rare volte, a conoscer le azioni e le vicende de più illustri scrittori, volentieri mi sono ad esse attenuto, stringendo in pochi tratti di penna ciò ch’essi aveano stesamente svolto e spiegato. Tra Finnumerabile schiera di autori italiani di ogni genere, che questo secolo ci offre, molti sono stati da me soltanto accennati, molti ancora ne ho passati sotto silenzio, rimettendo i lettori ad altre opere in cui si veggon le loro Fatiche minutamente indicate. Ma il numero degli uomini degni di special ricordanza è si grande, e tanti tra essi non hanno ancor trovato uno spositor diligente de; loro meriti, e tante e sì belle notizie non ancor avvertite mi è avvenuto di raccogliere, sì da’ libri stampati singolarmente dagli epistolografi di questo secolo, sì da moltissime lettere inedite e da altri pregevoli monumenti che la gentilezza de’ miei amici mi ha cortesemente comunicati, che, per quanto io mi fossi proposto di racchiudere in tre soli volumi il secolo XVI, ho dovuto necessariamente cambiar consiglio, e formarne quattro, i quali si verranno prontamente seguendo l'un l'altro; poiché io sono omai alla fine di questa parte della mia Storia, la (quale io vorrei che, quanto a me è costata di fatica e di studio, altrettanto soddisfacesse al desiderio e all espettazione degli eruditi.