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VI prefazione Erizzi cominciò ad uscire dallo squallore e dalle tenebre in cui era finallora giaciuta; un secolo in cui un Aldrovandi, un Mattioli, un Ghini, un Mercati, un .Sarpi, un Porta, un ¿'alloppia squarciarono il velo in cui la natura si stava ancora nascosta, ne scoprirono l economia e le leggi, ne additarono i segreti, e insegnarono a conoscerla sempre più chiaramente; un secolo in cui le scienze ancora più speculative e più astratte per mezzo di un Tartaglia, di un Cardano, di un Ferrari, di un Bombelli sorsero a nuova luce; un secolo in cui l architettura civile e la militare ebbero i primi padri e maestri, talché esso va a ragione superba dei’ sì celebri nomi de’Palladj, de A ignola, de Sansovini, de Serlj, de’Marchi; un secolo finalmente a cui, ancorché mancassero tutti gli al tri pregi finora accennati, basterebbero per eternarne la ricordanza un Tiziano, un Rafaello, un Buonarroti, un Correggio; ecco l’idea che un uomo, purché leggermente versato ne'fasti dell italiana letteratura, si forma in mente di questo secolo sì rinomato. E questa era l’idea che io ne avea meco medesimo j divisata, «piando cominciai a compilarne la Storia. Ma all’ innoltrarmi in essa, e all’ingolfarmi più addentro in questo vastissimo oceano, io sono stato costretto a confessare più volte che, per quanto magnifica e va sta fosse l’idea ch; io m’ era formata di questo gran secolo, essa gli era nondimeno inferiore di troppo, > j che per quanto grande fosse la fama dell’italiana letteratura di quell’ età, essa non uguagliava il merito dei rari e sublimi ingegni che allora fiorirono. Così potessi io sperare che uguale alla maraviglia che in me ha d< stata la vista di sì grandi e’di sì luminosi oggetti, fosse! la forza e la vivacità de’ colori co’ quali mi sono sfoi zato a dipingerli! Io non ardisco di lusingarmene; sarò pago abbastanza, se la non lieta fatica di oltre «lue anni da me sostenuta nel raccogliere colla maggior diligenza che mi è stata possibile, e nello stender poi' le notizie intorno a questa parte di Storia, ecciterà qualche più felice e più ingegnoso scrittore a valersi di questi materiali in tal modo, che possa l’Italia vantarsi di aver finalmente trovato un degno encomiatore delle sue lodi.